Beh, l’altra mattina mentre nuotavo in mare mi è venuto un crampo al polpaccio. Come già detto, la tentazione di dare un significato a simili eventi è sempre forte. E’ solo una contrazione involontaria dei muscoli, uno dei tanti banali malfunzionamenti del nostro corpo, come starnutire o ruttare, ma quando gli eventi esterni non sembrano avere alcun senso per riflesso si finisce per dare un senso agli eventi interni. Si chiama illuminazione, oppure rincoglionimento, dipende dalle traduzioni. E quindi, io che sono abituato a interpretare ogni singolo movimento intestinale come un messaggio dall’Universo, figuriamoci cosa sono riuscito a pensare di un crampo in mezzo al mare, un evento che nel mio universo simbolico è l’equivalente di un’esplosione vulcanica sottomarina. E’ come se un cane ti mordesse il polpaccio e ti tirasse giù, verso il fondo. Per fortuna non ero più nell’acqua alta, anche se ancora non toccavo ed ero lontano dalla riva. Una roccia non lontana sporgeva più delle altre, quindi sono riuscito a poggiare il piede per estendere il muscolo. Il crampo non è passato, però sono riuscito a tornare a riva nuotando solo con le braccia, ed è stato semplice anche perché c’era con me un’altra persona che mi ha aiutato. Ho avuto la sensazione di morire per un millesimo di secondo, ma è apparso subito l’istinto di sopravvivenza e il tutto è rientrato in una situazione standard e già vissuta, dato che non era il mio primo crampo in mezzo al mare. Ma è sempre bello vedere la spiaggia da lontano e per un attimo sentirsi come un burattino a cui stanno tagliando i fili, e ogni volta ricordarsi del racconto di Gao XingJian.
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