Mattina presto. In casa c’è talmente freddo che appena mi alzo decido di andare fuori, tanto è uguale. In giro non c’è nessuno. Passo davanti alla chiesa e vedo quattro vecchie che ridono. Sono fasciate in vari strati di lana e sembrano divertirsi molto. Due ridono e poi si mettono la mano davanti alla bocca, come imbarazzate, mentre altre due sghignazzano senza vergogna. Mi incuriosisco, quindi mi avvicino per capire cos’è che fa tanto ridere queste vecchie. Sono davanti a un muro di necrologi, ne indicano uno per volta, fanno battute che non capisco e poi scoppiano a ridere. Il dialogo avviene in sardo, ma anche in italiano rende bene:
– Ahahah non dovremmo ridere dei morti!
– Perché no? Loro sicuramente stanno ridendo di noi.
Penso la cosa più stupida che si può pensare in questi casi: sembra teatro. Stupida perché quasi mai guardando il teatro si pensa “sembra la vita”. Comunque poi torno a casa e sull’uscio trovo un gatto morto. Va bene, ho capito.
Una risposta su “Ridere dei morti”
beh direi che assieme alla storia delle vecchie il segnale del gatto assume un senso tutto suo in effetti.