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Educazione tibetana

Un pittore che svolgeva la sua attività principale decorando templi, spesso rappresentava fantastici esseri con il corpo umano e la testa di animale, come si suppone siano gli aiutanti di Shinje. Il figlio del pittore, che era ancora molto giovane, spesso stava accanto al padre mentre questi lavorava si divertiva a guardare i mostri che mano a mano apparivano nell’affresco. Accadde che il ragazzo morì ed entrando nel “Bardo” incontrò le terribili immagini che gli erano familiari. Tutt’altro che spaventato egli cominciò a ridere: “Ah! Io vi conosco tutti! Mio padre vi ha dipinti sulla pareti”, disse e cercò di mettersi a giocare con loro.

(da “Mistici e maghi del Tibet” di Alexandra David-Néel. il Bardo non è Shakespeare, ma lo stadio intermedio tra vita e morte, quando la coscienza si separa dal corpo, o quando l’acido vi becca male. avevo in mente anche un post dal titolo “educazione nana”, con la foto di un nano super tatuato e il sottotitolo “la storia di un nano troppo cazzuto e pieno di tatuaggi che fa cose troppo cazzute e piene di tatuaggi” ma non ho trovato l’immagine adatta. come se l’avessi fatto.)

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