Categorie
Post

Chi dovrebbe parlare con gli alieni?

allora, il tempo di fare il sugo e preparare la pasta.

rendiamoci conto: se in questo momento arrivassero gli alieni, probabilmente dovrebbero parlare con trump e musk.

trump e musk.

avrebbero più diritto i miei gatti, ma invece quasi certamente andrebbe così. quei due bulli sarebbero i rappresentanti del pianeta terra. 8 miliardi di abitanti umani, e quando arrivano gli alieni per conoscerci incontrano quei due.

(non credo, almeno per ora, xi jinping, e sinceramente non cambierebbe molto)

che cosa si direbbero? immaginiamo per un attimo che trump non li faccia direttamente uccidere a colpi di mitra, come probabilmente accadrebbe. musk si vanterebbe millantando anche con loro di essere un campione mondiale di videogiochi?

pensando a questa eventualità mi è venuto in mente il film arrival. carino, però anche molto problematico. perché gli alieni (quelli su territorio usa) parlano con una sola persona? una linguista scelta a rappresentare una parte dell’umanità.

questo riflette un modello ricorrente nella fantascienza: il primo contatto viene gestito da un singolo individuo o da un’élite ristretta, quasi sempre legata a istituzioni statunitensi, escludendo il resto dell’umanità. questa scelta non è solo una semplificazione narrativa, ma rispecchia una mentalità più ampia in cui il potere e la conoscenza sono centralizzati anziché distribuiti in modo democratico.

ok, c’è una scena dove velocemente si vede un misterioso staff, e si lascia intuire che se ne occupino anche altre persone, ma di fatto le interazioni avvengono esclusivamente con una singola scienziata. in tutti i film, quasi tutti americani ma non tutti, il contatto viene gestito: dall’esercito, dal governo, dal presidente, da agenzie segrete, da accademici che collaborano con l’esercito e il governo.

in alcuni casi si mostrano cooperazioni internazionali, anche se il centro di tutto sono sempre gli usa in quanto rappresentanti del pianeta. dunque, fatta questa premessa, come potrebbe andare diversamente?

sono cose su cui rifletto da quando ero un bambino e speravo di essere contattato dagli alieni, e anche dopo, quando ho vagamente studiato i contatti tra civiltà diverse sulla terra e i conseguenti disastri come colonialismo, genocidio, distruzione, sfruttamento, oppressione. perché di esempi di primi incontri tra mondi diversi o specie diverse ne abbiamo diversi, ed è vero che è quasi sempre andata a finire male per una delle due parti.

l’idea degli alieni come minaccia, che come ho già detto non approvo, a parte essere giustificata dalle varie paranoie di ogni epoca che si riflettono sulle narrazioni fantascientifiche, ha il suo fondamento nella superiorità tecnologica dei non terrestri. se sono riusciti ad arrivare fin qui, e noi invece non siamo riusciti ad andare lontano, vuol dire che sono tecnologicamente più avanzati di noi. sulla terra storicamente questo ha portato a un senso di superiorità e all’idea che la civiltà più tecnologica avesse il diritto di dominare l’altra.

bypassando totalmente questo problema, perché io per fede scelgo di immaginare degli alieni buoni interessati a uno scambio pacifico con i terrestri – anche perché mi sembra assurdo che facciano tutta quella strada per venire a ucciderci o a prendere “risorse” – e mettendo da parte altre ipotesi intriganti e bizzarre (ad es. l’idea che non vogliano incontrare noi ma un’altra specie sul pianeta, i gatti, i delfini, i funghi), ho cercato di ragionare su come si potrebbe gestire diversamente il contatto.

ovvero: chi dovrebbe parlare con gli alieni?

il primo incontro con una civiltà aliena dovrebbe essere un’esperienza collettiva dell’umanità intera, non una questione di governi e militari. io penso che si potrebbe gestire il contatto con assemblee planetarie aperte a tutti.

non ci dovrebbero essere intermediari. niente capi o rappresentanti. ogni persona dovrebbe avere la possibilità di partecipare, tramite tecnologia decentralizzata che impedisca la censura o il controllo da parte dei governi. le stesse assemblee non dovrebbero essere organizzate né dai governi né da istituzioni che hanno legami con i governi come università e istituti di ricerca.

dovrebbero essere organizzate dal basso, spontaneamente e in maniera molto organizzata, con una diffusione immediata delle informazioni senza alcun filtro o censura, rendendo impossibili negoziazioni in segreto di un gruppo ristretto di persone che si considerano un’autorità di qualche tipo o “esperti”.

le assemblee dovrebbero essere diffuse in tutto il pianeta, coinvolgendo anche i popoli indigeni e quelli più lontani dai centri del potere o da internet. di sicuro andrebbe rifiutata ogni logica militare o di controllo. gli alieni verrebbero invitati a queste assemblee dove chiunque può partecipare, in presenza o a distanza. chiunque tranne i militari e i governi, i primi perché potenzialmente percepibili come minacce dagli alieni, mentre i secondi perché avrebbero solo interessi legati alla loro stessa sopravvivenza, che invece potrebbe essere messa in dubbio in caso di contatto alieno.

quindi assemblee diffuse, collegate fra loro grazie a internet ma anche occupando le frequenze televisive, in modo che chiunque possa partecipare fisicamente o a distanza, da ripetere più volte in più parti del pianeta. chi organizza le assemblee avrebbe inevitabilmente più accesso e influenza sul contatto con gli alieni, creando un possibile squilibrio di potere. per ridurre questo vantaggio, si potrebbero adottare sistemi di rotazione dei rappresentanti o la selezione casuale dei partecipanti e sicuramente la trasparenza assoluta tramite trasmissioni pubbliche e accesso aperto alle informazioni.

come ho già scritto, anche se il contatto dovesse essere individuale o ristretto a una piccola cerchia di persone (gli alieni che atterrano nel giardino di casa) dovrebbe essere un dovere quello di condividere immediatamente l’informazione con più persone e coinvolgerle – nei modi giusti, da stabilire prima – nelle interazioni con i nuovi amici arrivati dallo spazio.

poi si passerebbe immediatamente alle assemblee, che dovrebbero essere convocate e coordinate con la massima rapidità, e sarebbe possibile perché esisterebbe già un metodo ben teorizzato, testato e perfezionato in precedenza, attraverso simulazioni e discussioni globali. l’umanità dovrebbe aver già sviluppato protocolli chiari su come garantire un’organizzazione efficiente, inclusiva e trasparente, evitando il caos o il rischio che pochi individui o i militari prendano il controllo della situazione.

tra l’altro un sistema del genere potrebbe essere pensato non solo per il contatto alieno, ma anche per altre situazioni di rilevanza planetaria, come epidemie, crisi ambientali o scoperte scientifiche rivoluzionarie, rafforzando così la capacità collettiva di rispondere in modo collaborativo agli eventi straordinari (e no, non sto certo parlando dell’onu). già ora vediamo che le persone reagiscono ai cataclismi tendenzialmente con l’auto-organizzazione spontanea, la solidarietà, il mutuo appoggio, la partecipazione.

i vantaggi di questa soluzione, cioè delle assemblee planetarie, secondo me sono tanti. consentirebbero agli alieni di conoscere l’umanità nella sua complessità, non solo attraverso alcuni rappresentanti politici, militari o economici o personaggi come musk e trump. rimuovendo governi e forze armate dal primo contatto, si ridurrebbe il rischio che l’incontro venga visto come una minaccia e inoltre mostrerebbero agli alieni che l’umanità è capace di cooperare pacificamente, anziché agire solo attraverso strutture gerarchiche e di dominio. coinvolgendo tutto il pianeta – limitandoci per ora solo agli umani – permetterebbe di affrontare il contatto con un’ampia gamma di idee, evitando una visione unica e potenzialmente distorta.

l’estrema complessità culturale dei terrestri non è un bug ma una feature. ogni comunità non è un monolite ed è inutile cercare una “sintesi” rappresentativa. anzi, proprio questa diversità potrebbe essere motivo d’interesse, perché offrirebbe agli alieni una visione sfaccettata dell’umanità, fatta di molteplici prospettive, esperienze e modi di interpretare la realtà e dimostrerebbe che l’intelligenza non è un’unica traiettoria lineare, ma un mosaico complesso di culture, storie e modi di vivere.

allo stesso tempo mi rendo conto delle criticità di questa mia ipotesi, e infatti bisognerebbe portare avanti il discorso e ragionare soprattutto sugli aspetti pratico-logistici. ad esempio sulla terra ci sono tante lingue diverse e non abbiamo ancora il traduttore universale di star trek, in grado di tradurre anche le lingue sconosciute, quindi dovremmo arrangiarci con quello che abbiamo: intelligenza artificiale, gesti, disegni sulla sabbia, oppure sperare che gli alieni abbiano pazienza e un buon senso dell’umorismo, ma così la discussione si fa più ampia e si focalizza non tanto sull’organizzazione del primo incontro ma sulla comunicazione interculturale e interspecie e via con varie speculazioni fantascientifiche. cioè, consideriamo che potrebbero essere anche alieni invisibili, fatti di una materia da noi non percepibile.

ovviamente sono già state scritte storie pessimiste dove l’intelligenza artificiale si allea con gli alieni per annientare l’umanità o dove i segnali luminosi pensati per comunicare vengono fraintesi e scoppia la guerra e bla bla bla. solito noioso e prevedibile pessimismo.

è curioso e ironico come l’umanità, nel corso della sua storia, abbia spesso cercato di sopraffare e annientare gli altri: altre specie, altre culture, altri popoli. dalle guerre di conquista al colonialismo, dall’estinzione di innumerevoli animali o alla sottomissione di altri fino alla cancellazione di intere civiltà, il passato umano è segnato anche – ma non solo – da una tendenza predatoria e aggressiva.

eppure, nonostante (o forse proprio a causa di) questa storia di violenza e dominio, viviamo con la costante paura che un’entità esterna possa arrivare e fare lo stesso con noi.

mi sembra che riveli molto sulla nostra psicologia collettiva: proiettiamo sugli altri, anche sugli alieni, le stesse dinamiche di dominio e annientamento che abbiamo praticato sulla terra. il nostro immaginario, totalmente plasmato dalla cultura usa, e la nostra fantascienza, sono pieni di invasioni aliene tragiche perché fatichiamo a immaginare un primo contatto che non sia segnato dalla sopraffazione. da una parte pensiamo che ci verrà fatto quello che abbiamo fatto agli altri e dall’altra non siamo capaci di accettare una civiltà diversa senza cercare di dominarla o distruggerla.

in un modo o nell’altro il conflitto sembra inevitabile. è come pensare che due persone che si incontrano per caso in un deserto immenso sicuramente si ammazzeranno. chi inizierà per prima? nel dubbio inizia tu, anticipa le mosse dell’altro. oppure nasconditi, così l’altro non potrà sapere della tua esistenza. credo siano i soliti danni di hobbes.

questa di restare nascosti è un’idea che è venuta fuori ad esempio in un’opera più o meno recente come “il problema dei tre corpi” di liu cixin con la “foresta oscura”, una metafora che descrive l’universo come un luogo pericoloso e silenzioso dove le civiltà intelligenti evitano di rivelare la propria presenza per paura di essere annientate da altre civiltà ostili (il che spiegherebbe anche il paradosso di fermi, cioè se gli alieni ci sono perché non si vedono?).

questa teoria pessimista e paranoide suggerisce che ogni civiltà, se ne sta nascosta in una foresta oscura, l’universo, e si muove furtivamente per non essere scoperta così da evitare un conflitto o di essere annientata.

non lo so, voi vi sentite così quando lasciate la sicurezza di casa vostra e scendete in strada? camminate rasente i muri cercando di non farvi notare perché avete paura che qualcuno vi uccida?

una visione così deprimente, paranoica, spaventata e limitata è il vero segnale di una arretratezza culturale, sociale e spirituale che dovrebbe preoccupare più di quella tecnologica.

l’incontro con gli alieni è anche una prova morale per l’umanità.

se non riusciamo nemmeno a concepire un incontro senza aggressione, significa che il vero limite dell’umanità non è la sua scienza, sicuramente ancora limitata, ma la sua incapacità di immaginare un mondo basato sulla fiducia e sulla cooperazione.

ok, pasta scotta, sugo bruciato, buon appetito.

Vedi anche:

 

12 risposte su “Chi dovrebbe parlare con gli alieni?”

dal punto di vista delle autorità, sarebbe mille volte peggio. una specie di pandemia/lockdown spinto a livelli assurdi, tutta la zona dello sbarco sarebbe ipercontrollata, filtrata, sterilizzata: cordoni militari e sanitari, tende a pressione negativa, controlli che in confronto quelli aeroportuali sono l’ingresso al cinema, metal detector, no fly zone. e poi integralisti di ogni tipo che li vogliono “rimandare a casa loro”, ma soprattutto anni di infiniti dibattiti, polemiche (nome ricorrente nei tiggì, ma che poi non vuol dire nulla), discussioni, seghe mentali su questioni eticoetnicopoliticomoralreligiose degli “esperti”, appunto. gli alieni ci sarebbero, ma allo stesso tempo non ci sarebbero: un po’ come i presidenti ammeriggani degli ultimi anni, esistono, vengono ripresi dalle tivvù, ma vivono in una realtà parallela, isolati dal Mondo Esterno da una bolla-filtro (guardie del corpo, passaggi nascosti, fugaci apparizioni dal nulla, qualunque persona che si avvicina viene identificata e perquisita ecc). a meno che però di alieni non ne arrivino TANTI!

esatto, quella è la situazione che si vede in arrival ad esempio – e alla quale io mi oppongo completamente. in pratica sarebbe gestito tutto da un migliaio di persone in tutto, per una popolazione di 8 miliardi di umani. anche perché inevitabilmente l’umanità sarebbe rappresentata da nazioni, dato che non esiste un’organizzazione non legata alle nazioni. un’ipotesi che non ho preso in considerazione è che gli alieni decidano loro come stabilire il primo contatto. quello è ancora più interessante e affascinante. ma resta il fatto che l’umanità dovrebbe essere in grado di gestire una situazione di quel tipo, senza approcci sanitari-paranoici-aggressivi-spaventati-gerarchici.

Grazie mille per questo pezzo 🙂 arrivando tardi mi concentro sul dettaglio “non esiste un’organizzazione non legata alle nazioni”. Beh, la chiesa cattolica è più o meno slegata dalle nazioni (…) ed ha un numero enorme di membri. Concordo che se anche i governi mandassero avanti il papa e qualche altro rappresentante di fette importanti della popolazione mondiale, sarebbe solo un teatrino, ma diplomaticamente sarebbe una mossa saggia.

alla fine, sempre da quel punto di vista, gli alieni amichevoli (a meno che non arrivino in forma di una massiccia forza rivoluzionaria) sarebbero come il papa: in accordo con i governi, direbbero in continuazione cose ovvie e condivisibili (non fate la guerra, ripudiate le armi nucleari, rispettate l’ambiente, non odiatevi ecc), relegate a uno spazietto settimanale come l’angelus (immaginate la rubrica “i nostri amici alieni consigliano”, “le ricette dello spazio”), o qualche viaggio in giro per il mondo protetto da un vetro antiproiettile. decisamente un contatto alieno MOLTO noioso, ma sappiamo purtroppo che la forza normalizzatrice dell’attuale sistema è enorme

comunque tutto ciò dipende molto anche dagli alieni stessi, in fondo anche quelli di Arrival, avessero voluto prendere e andare a trovare un vecchietto in piedi davanti ai lavori in corso, chi glielo poteva impedire? evidentemente anche loro avevano una mentalità un po’ gerarchica. o forse altri alieni hanno una capacità taoista di individuare gli esseri umani di autentico livello celeste, magari nascosti dietro un casellante messicano o una camionista portoghese; tu pensi di essere Elon Stikazzy e arrivi coi tuoi cordoni e coi tuoi soldi che però per gli alieni sono solo tantissimi rettangolini di carta tutti uguali, e loro invece già sanno che il più progredito essere umano del pianeta è Pedro Chupacabron all’uscita di Agua Ardiente, non la prima, non la seconda, la terza venendo da Teotihuacán. sì, sarebbero anche loro gerarchici, ma in modo imprevisto. per me però gli alieni migliori andrebbero a caso. non mi ricordo se l’hai già detto, ma nel suo piccolo in E.T. i cordoni e compagnia ok arrivano, ma arrivano tardi, e sono lì giusto a rompere il cazzo, mentre di suo l’alieno stava benone con rane e bambini. e birra. ossia niente di epocale, niente fanfare, niente svolta per nessuno. birretta, telefono casa e vaffanculo, se non sei già andato fuori di testa per il filo d’erba che hai davanti al naso cosa vuoi che ti serva incontrare un nano rugoso di Alfa Centauri.

sì quello di Et è un ottimo esempio. è un contatto individuale casuale, il governo e l’apparato militare appaiono come portatori di caos (sono i cattivi del film), l’alieno starebbe benissimo con delle persone qualunque incontrate casualmente. l’unico difetto dei contatti individuale – e di tutto il contattismo – è che è appunto individuale, non viene condiviso, te lo tieni per te, tu hai il rapporto speciale con gli alieni (un po’ come i mistici o vari santoni che dicono di parlare con dio e la madonna – solo loro, noi possiamo sapere cosa dicono solo attraverso loro). insomma io sono contro gli intermediari. ma concordo che gli alieni migliori sono quelli che andrebbero a caso.

Se ci fossero delle assemblee sicuramente ci sarebbero degli attentati contro gli alieni di persone che li vedrebbero comunque come minacce (anche se pacifici). Ma forse basterebbe pensare a un servizio d’ordine. In pratica, se ho capito bene, per arrivare preparati al primo incontro il mondo dovrebbe essere completamente cambiato. Una prospettiva molto ottimistica.

Mi rincuora che una teoria razionale e realistica come quella della foresta oscura non abbia minimamente intaccato la tua fiducia riguardo gli alieni fattoni cosmici

Rispondi a dan Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *