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Ma galleggiare in questo modo non era una soluzione

Se qualcuno mi facesse la domanda “Qual’è il tuo racconto preferito?”, cosa che non capiterà mai, perché la gente non mi fa mai domande di questo tipo e quindi mi tocca farmele da solo (e comunque parlo veramente con poche persone e di queste poche una metà non è interessata alle mie risposte mentre per quanto riguarda l’altra metà sono io che non sono interessato alle loro domande; ma diciamo che ragioniamo per assurdo), prima gli farei notare che “qual è” si scrive senza l’apostrofo, così, giusto per fare lo stronzo gratis, e poi risponderei che il mio racconto preferito è “Il crampo” di Gao XingJian. E’ un raccontino breve e semplice semplice, come ti aspetti da un cinese che ha vinto il Nobel, ma all’altezza della semplice complessità di Hemingway e la complessa semplicità di Joyce. Breve e potente, simbolico ed evocativo, dentro c’è tutto e soprattutto ci sono io.

Il fatto è che io leggo sempre il giornale. E mi piace molto leggere le notizie degli annegamenti, che sembrano tutti uguali e invece sono tutti diversi.

Quest’anno diverse persone sono affogate lungo le coste dell’isola e ogni volta che leggevo la notizia di un annegamento – e ogni volta che facevo il bagno in mare rischiando a mia volta di affogare – pensavo che quello poteva essere io, e mi veniva in mente questo racconto di Gao XingJian letto molti anni fa.

Mi è capitato molte volte di superare quel limite invisibile, quando guardi la costa che si allontana e pensi che forse non ce la fai a tornare indietro, e ovviamente questo si presta a molte facili metafore. Anzi, dato che ci siamo: mi è capitato anche di pensare che quel limite l’ho superato e che quello che è tornato a riva non ero più io. Ma anche se fosse: con chi parlarne? E’ difficile spiegare con le parole cos’è un crampo a una persona che non ne ha mai avuto uno.

Ecco, in questo racconto è descritto alla perfezione, con le parole, tutto questo e molto altro. E soprattutto la solitudine.

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Fiori frutta corde città

ROMA – Il figlio di Maurizio Costanzo firma la regia del film “La solitudine dei numeri primi”, tratto dall’omonimo bestseller pubblicato da Einaudi. In un’intervista il regista figlio di Maurizio Costanzo spiega: “Proprio nel momento in cui diventava un fenomeno, un segno popolare, ho capito che il libro poteva raggiungere le mie corde”. Il film, distribuito da Medusa, verrà presentato al festival di Venezia.

CAGLIARI – Il regista Salvatore Mereu presenta il suo nuovo film “Tajabone”, scritto e interpretato dai ragazzi di due quartieri popolari di Cagliari. Il titolo viene da una festa musulmana che celebra il giorno in cui gli angeli scendono sulla terra per osservare lo stato delle cose fra gli uomini. Il film, costato 10mila euro, verrà presentato al festival di Venezia.

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Orosei e Galtellì

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E se non sarà un giardino, sarà un cortile

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attenta, madre, l’aiuto io, giriamo attorno a queste macerie, meglio per questo corridoio che finisce in un altro cortile ancora, a un livello diverso, adibito a funzioni dimenticate, aperto su stanze dove le ragnatele attenuano i suoni e su porticati dove rimasero attaccati gli echi di transiti che non lasciarono notizia, o saranno topi e gatti e galline e colombe che si inseguono tra le rovine di questa muraglia che nessuno ha finito di demolire.

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Lost beta

concettualmente importante, soprattutto in questo momento storico,  è nato LOST – Osservatorio permanente sulle vignette dei naufraghi dei giornali enigmistici. il sito – idea di dm, che colleziona le vignette dei naufraghi da tempi non sospetti, soprattutto in questo momento storico – è in versione beta e vuole essere un luogo di incontro, di scambio, di discussione e ovviamente di ricerca. inoltre, vogliamo portare l’attenzione sul vero argomento ignorato da tutti – destra e sinistra – in questi anni, e cioè i diritti del naufrago. la nostra attenzione è dedicata soprattutto ai naufraghi mono-palma e a quelli con la zattera – per non parlare di quelli dotati solo di salvagente, minoranza drammaticamente dimenticata.

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Ma cos’è questa meeeeeeeeeeeeeeeeeerda?

ok fan, lamentiamoci.

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Queste orchidee nere sono nostre amiche

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e oggi, per celebrare la giornata dei sogni irraggiungibili, prima documentario sui primi uomini sulla luna – e sapete? io non sono mai andato sulla luna – poi documentario sulle ville con giardini maestosi. quindi, a seguire, sogno con enorme giardino esotico ottocentesco a picco sul mare con statue di marmo, rose seicentesche, fontane, draghi di pietra, orchidee nere, viali ricoperti di glicine, rampicanti su colonne romaniche, potere assoluto – ed io vestito da astronauta al centro del labirinto che mangio fichi, miele e more di gelso mentre due concubine color ebano mi fanno fresco con delle palme.

ovviamente so che dovrò accontentarmi di una versione patetica e miniaturizzata di tutto questo.

il mio giardino dell’eden saranno due metri quadri di piante grasse che io amerò e accudirò con inutile passione. niente potere assoluto, niente fichi, miele e concubine negre. niente terrazza sull’infinito dalla quale contemplare il mio creato. mio non perché fatto da me perché comprato da me. così come il proprietario della cornice di solito è anche il proprietario del quadro, è tutto mio è tutto mio!  guardate! qua c’è il mare qua la terra qua il cielo è tutto mio! e questo è l’ingresso della gelateria questa qua è la gelateria guarda che meraviglia questa è la gelateria con tutti i posti per i gelati*.

niente di tutto questo.

non mi resta che il giardino segreto. da bambino mi piaceva molto l’idea del giardino segreto. anche perché alla fine può anche non essere maestoso e bellissimo, quel che conta è che sia segreto. dunque i miei due metri quadri di piante grasse li farò circondare da mura alte sei metri cosicchè nessuno potrà immaginare quali incredibili bellezze vi siano racchiuse all’interno! e nessuno potrà entrare. nessuno! mai!

e sulla luna potrei andarci, prima o poi.

ormai non potrò più essere il primo, ma posso sempre essere l’ultimo uomo sulla luna.

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Però io non voto PD

ehm

*

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Ottima esecuzione, massimo della professionalità

carradine a 73 anni viene trovato a bangkok morto mezzo nudo con una corda attorno al collo e alle palle.  beh, finalmente si è risolto il dubbio su chi votare alle europee.

p.s.

ma sono diventato di quei blog che commentano notizie in modo simpatico con link a repubblica, corriere e gazzetta? ahah ma chi l’avrebbe detto? giuro che a breve recupero.

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Noi diciamo no

bisogna fermarla. ora mi aspetto un appello firmato da umberto eco, saviano, rita levi montalcini, fabrizio frizzi e tutti gli altri.

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The Body Snatchers

le foto fatte oggi. quei cosi che sembrano alieni effettivamente lo sono, ma sono anche i miei nuovi migliori amici.

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Non c’è più niente da fare

un po’ di segnalazioni:

– a ltdm intervista all’enigmatico silvan (ma consiglio anche quella passata al meno enigmatico califano, dove si parla di fascismo, aids e pedofilia e alla fine c’è pure un janfranco epico. e anche l’autobiografia a puntate di vincenzo sparagna).

– due giorni fa era il giorgio moroder day. altro che festa della liberazione.

– grazie a questo articolo postato da davide ho scoperto esattamente cosa sono e anche perché, come dice davide, “dopo due ore insieme ad altre persone – anche le più piacevoli di questo mondo – comunque mi rompo le palle, e ho bisogno di stare un po’ da solo.”

– e siccome, come diceva bobby solo, non c’è più niente da fare, segnalo la raccolta di racconti di gianfranco marziano in pdf.

– infine, vorrei dire a tutti che il problema è un altro.

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Ponyo

contrariamente a quanto potrebbero pensare alcuni miei conoscenti, io amo vedere i film al cinema seduto vicino a dei bambini, solitamente considerati fastidiosi. e va bene, spesso lo sono, ma sappiano alcuni miei conoscenti che preferisco di gran lunga la compagnia di un bambino alla loro. anche perchè al cinema quasi sempre mi capita qualche bambino educato e intelligente che si immerge totalmente nel film e ride, si emoziona e si spaventa nei momenti giusti, mentre magari i genitori controllano il cellulare, pensano ad altro, ridono nei momenti sbagliati, criticano il film e quasi sempre non capiscono un cazzo della storia, mentre il bambino sì. questo è capitato anche ieri nella sala dove proiettavano ponyo, il nuovo film di miyazaki.

purtroppo la maggior parte del pubblico era composto da adulti in modalità “questo è un cartone animato giapponese per bambini piccoli però io lo guardo perchè sono sono un tipo acculturato e sensibile e capisco l’arte”. ma gli unici due bambini presenti sono stati due ottimi compagni di visione.

che dire di ponyo? è il classico film che avrei voluto vedere da bambino. miyazaki è come sempre bravissimo nell’azzeccare i particolari che secondo me solo un bambino si gode. se l’avessi visto da piccolo sicuramente sarei uscito dal cinema ripetendo ai miei “bisogna accendere il generatore” o qualcosa sui condotti delle barche, la forza di gravità o sul miele nel tè. un po’ come la vernice secca che cadeva dal palo marcio in totoro, particolare che all’epoca mi colpì tantissimo e che scatenò in me un’incredibile voglia di scuotere pali marci per far cadere la vernice secca.

in ponyo ci sono gli anziani, le sedie a rotelle, il mare, gli abissi, i pesci e le meduse, i polpi e i calamari giganti, le navi, i rifugi sottomarini e un’isola che viene sommersa dall’oceano pensata così come l’avrei pensata io a 10 anni, e cioè meravigliosamente bella. in pratica è un viaggio nel mio cervello così com’era qualche anno fa, prima della caduta, prima della morte prematura. ed è confortante sapere che dall’altra parte del mondo c’è un vecchietto giapponese che si preoccupa di pensare e disegnare le cose che io ormai da tempo non penso e disegno più.

forse è proprio da qui che bisogna ripartire: isole sommerse, pesci preistorici, bottiglie misteriose in rifugi sottomarini, panini al prosciutto.

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Lato B, la soluzione del mistero

se pensate che il titolo del post si riferisca al lato oscuro della luna o a qualche rara registrazione dei beatles, siete gay.

si riferisce invece a questa gallery geniale trovata nella home di repubblica, ovvero una carrellata di culi con didascalie che rasentano il sublime. per la precisione lo rasentano e ci cagano sopra,  pulendosi il culo con carta di alberi freschi dell’amazzonia, il tutto in nome della poesia.

per dire:

Pienezza, rotondità, misteriosa armonia e magnificenza di due onde oceaniche che incombono su una misera vela nera. Novello Ulisse tra Scilla e Cariddi l’uomo che si provi a governare quell’infimo straccio assediato dalla forza invincibile della natura. Ma quei mostri marini non incutono paura. La Natura è femmina e Ulisse è sveglio quanto basta da saperla riportare alle dimensioni di una bambola.

la fonte di ispirazione di questo è l’ottimo culone di valeria marini.

e questo, ancora d’ispirazione marina:

L’acqua gocciola dall’ultimo lembo di stoffa e riabbraccia il mare. Come un ruscello, incanalatosi tra valli arcane e misteriose, il cui accesso è riservato solo agli eroi avvezzi alle battaglie nelle verdi spianate. L’ape regina li osserva, sceglie il più audace, lo usa e poi lo getta. Dopo averlo costretto a fare le pulizie.

commenta il culo di melissa satta.

fino all’inquietante e malinconico culo che parla in prima persona, quello di britney spears, con tanto di citazione di nabokov:

Oggi mi vedete così, triste e raggrinzito. Depresso al punto che la signora mi espone al sole con fare rassegnato e pudico. Ma ci furono giorni, neanche troppo lontani, in cui l’intero pianeta mi ballava intorno. E alla mia signora urlava “Ancora una volta, piccola, ancora una volta!”. Lei lo accontentava. E lui, pazzo e felice, ricominciava: “Fallo ancora! Fallo ancora!”. Nabokov sarebbe fiero di me.

“il malinconico culo di britney spears” sarà il titolo del mio prossimo libro.