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Extreme makeover – Reverse Edition

C’è questo programma tv americano che si chiama “Extreme Makeover: Home Edition”. E’ quel genere di programma tv americano che lo guardi per due secondi e mezzo e ti ritrovi in fila all’ufficio di collocamento di al-Qaeda.

Per chi non avesse il tempo di vederlo ma curiosamente ha il tempo di leggere questo post, riassumo brevemente come si svolge: ci sono queste famiglie disgraziate (bambini handicappati, ex militari che hanno perso le gambe in guerra, gente povera con 18 figli, ecc.) che vorrebbero avere una casa nuova ma non se la possono permettere. L’inizio è molto promettente, perché in questa situazione iniziale dall’innegabile potenziale drammatico arriva un gruppo di pazzi che come prima cosa distrugge la casa. Il tutto avviene tra le urla e gli incitamenti della gente. La casa viene demolita con mezzi meccanici e manuali, scavatrici, pale, picchi, calci, mentre tutt’intorno il vicinato grida ed esulta.

Insomma: vera Arte.

La prima volta che l’ho visto – e ancora non conoscevo lo svolgimento del programma – ricordo che pensai “non c’è niente da fare, questi americani sono sempre avanti”.

Ma questo è solo l’inizio.

Infatti il gruppo di pazzi appartiene alla sottocategoria dei pazzi-filantropi. Sono capitanati da un tizio palestrato e del tutto dipendente dall’altruismo, che – come chiunque abbia fatto volontariato vi potrà confermare – può essere peggio dell’eroina (anche se per un paragone corretto dovreste chiedere a chi ha provato entrambe le cose). Così, mentre la famiglia disgraziata viene mandata a Disney World o in qualche altro posto simile, i pazzi filantropi – sfruttando una manodopera composta in maggioranza da ispanici e messicani — ricostruiscono completamente la casa in pochi giorni, lasciandosi andare a deliri architettonici come piscine enormi, stanze enormi, cessi enormi, bandiere americane infilate ovunque.

L’apice del programma è il momento Autista, Sposta Quel Bus, ovvero quando la famiglia disgraziata ritorna e, in mezzo a un delirio indescrivibile (vicini che urlano, bande, parate militari, megafoni, bandiere americane, pianti, crisi isteriche) viene urlata da tutti la frase “Autista, Sposta Quel Bus” e il bus, che funziona come una specie di sipario, viene spostato, rivelando la nuova casa: immensa, spettacolare, esagerata.

Quindi tripudio di gioia, pianti, gente che si rotola per terra, innumerevoli invocazione a Nostro Signore.

Il programma funziona, su questo non ci sono dubbi.

Ha grande successo e ha una drammaturgia molto efficace e ormai rodata, oltre ad avere un’indubbia utilità sociale: ad esempio aumentare il numero di adesioni ai gruppi terroristici islamici.

Però anche le cose che funzionano vanno cambiate, anche perché altrimenti ci si ritrova prigionieri dei cliché.

Quindi, ecco l’idea.

Immaginando il programma diviso in tre atti (1-famiglia disgraziata ha casa brutta ed è triste, 2-filantropi ricostruiscono casa, 3-famiglia disgraziata ha casa bella e ora è felice) è sufficiente invertire l’ordine degli atti per rendere il programma molto più interessante.

Ovvero:

1 – famiglia disgraziata ha casa bella ed è felice

2 – un gruppo di pazzi arriva e distrugge la casa

3 – la famiglia disgraziata ora ha casa brutta ed è triste

In questo modo, con un semplice capovolgimento della trama, si ottiene una storia molto più interessante: basta invertire l’ordine dei fogli del copione, ed ecco che abbiamo un inizio promettente, un secondo atto spettacolare e un grandioso finale tragico, molto più potente dell’originale.

Si inizia con una famiglia sfortunata ma felice, arriva un’insensata orgia distruttiva, si conclude con la famiglia che, disperata e alla ricerca di una spiegazione, si aggira tra le macerie (particolare del bambino handicappato che raccoglie i suoi orsacchiotti ricoperti di polvere), mentre intorno si suonano fanfare.

Che dire?

Gente della tv, quando volete io sono qui.

Precedente rivisitazione: Cortesia per gli ospiti: Horror edition

3 risposte su “Extreme makeover – Reverse Edition”

se ci metti anche qualcosa di vagamente riconducibile alla pesca sportiva, ai camion o alla vendita dell’usato (che sembrano essere il leitmotiv eterno di quei canali, insieme ai tizi palestrati entusiasti e ai ciccioni vissuti) secondo me ti assumono.

ma vedrai che prima o poi capita davvero. è capitato a diverse persone che conosco che la tv non la guardavano mai e la schifavano: ora lavorano in tv.

è la giusta pena. la giusta pena per tutti i peccati commessi o quelli che avremmo voluto commettere. la nostra mediocrità sarà punita così, con un codice iban.

(e viva i ciccioni vissuti)

in effetti anch’io so di alcuni che sono finiti a stazionare su emittenti che non devono essere nominate, ma questi erano solo mezzi insospettabili.

(c’è da dire che dopo un po’ di vita da paranoide nessuno diventa ‘insospettabile’ e anzi ci si ritrova col meraviglioso dono della costante assenza di stupore, di vedere che ogni squallida notizia è una conferma di varie congetture e del disprezzo imperante. tutto ciò poi renderà ancora più umiliante andare a lavorare per la tv.)

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