Mio caro Jorge,
da ieri a oggi non ho fatto altro che pensare a te. Quante Ave Maria ho dovuto recitare! Ma non basterebbero cento, mille o centomila Ave Maria per togliermi quel pensiero! Più dolci del vino sono le tue carezze, più inebrianti dei tuoi profumi. Tu stesso sei tutto un profumo; vedi, le ragazze si innamorano di te! Prendimi per mano e corriamo. Portami nella tua stanza, o mio re. Godiamo insieme, siamo felici. Il tuo nome è più dolce del vino!
Che dolore sapere che siamo così vicini eppure così lontani.
Tuo,
Joseph
Mi amor!
Non volevo scriverti, ma come posso ignorare questa tua lettera? Oggi non facevo altro che inciampare, sussultare, balbettare. Troppe emozioni, troppo sentimento; nel mio cuore non c’è mai abbastanza spazio. I tuoi occhi son come le vasche di Hesebon alla porta di Bathrabin, il tuo naso quasi una torre da Libano che guarda a Damasco. E che dire dei tuoi piedi? Oh, galeotta lavanda! Mio Joseph, dovrei dirti di essere forte e dimenticare, ma come posso dirti questo se io pure da ieri non faccio altro che pensare a te? Sono al buio e penso a te; chiudo gli occhi e penso a te.
con dolore e mucho amore,
Jorge
Mio Jorge,
come mi piace quando mi parli in quella tua lingua così maliziosa! El Corazón tu mi fai battere. Non avrei voluto dirtelo, ma ormai la penna è sul foglio e dunque lasciamoci andare: ieri notte, dopo il nostro incontro a Castel Gandolfo, ho sognato noi due insieme nell’orto dei Getsemani. Si correva spensierati, poi stremati ci buttavamo tra i fiori e abbracciati guardavamo le nuvole passare. Sciocche fantasie, lo so! Io prego perché questa notte sia più breve di quella di ieri, per quanto ogni nuova alba è un nuovo dolore finché io sono lontano da te.
Che sia breve questa notte,
Joseph