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La soluzione definitiva per fermare l’ISIS

E’ mandare la Bartoli nei territori controllati dall’Isis e/o diffondere tramite altoparlanti questi tre minuti di devastante furia totale:

https://www.youtube.com/watch?v=Keq65ZhClWI

Grazie agli amici di opera akbar per la segnalaz.

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Siccome poi mi dite che non parlo mai della polizia

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Eccovi accontentati, con questa famosa installazione alla Biennale di Genova del 2001. Di quell’anno ricordo diverse opere che si concentravano sull’idea di sangue, non particolarmente originali (tranne questa che riporto) e a mio parere già viste e un po’ troppo influenzate dalla visceralità di Hermann Nitsch e in generale dall’Azionismo Viennese. C’era sangue ovunque, dopo un po’ stancava, diciamolo. Io sinceramente ho sempre preferito le correnti artistiche meridionali, in particolare il carabinierismo. Comunque mi è sembrato giusto dare spazio anche all’arte poliziesca.

#arte

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Un’opera provocatoria

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E qui si provoca, signori miei. Questa è arte che provoca, non ci sono dubbi. C’è di sicuro del neoclassicismo, ma allo stesso tempo quest’opera anonima (“Carabinieri di Catania” è il nome di un collettivo già autore di altri pezzi interessanti ma spesso non rivendicati) è parodia irriverente: la posa plastica, le giare di terracotta, gli strumenti a fiato per terra, il carabiniere di sinistra che tiene in mano un clarinetto come se impugnasse un fucile. Impossibile non cogliere i riferimenti alle performance che l’Isis sta compiendo nella città di Hatra dove le statue vengono distrutte a colpi di kalashnikov. Quest’opera catanese si inserisce nella corrente del vasismo, di scuola napoletana, di cui forse cita il celebre “Carabiniere dà le spalle ai vasi”, opera di qualche anno fa tuttora insuperata per l’emozione e la tensione che crea nello spettatore, dove i vasi rappresentano un vero e proprio paesaggio interiore del soggetto in primo piano che volge lo sguardo fondamentalmente verso se stesso.

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La bara del signor Ivano

https://www.youtube.com/watch?v=NbIpdbqzmr8

– il veneto
– un sogno con la madonna
– una bara sul mercedes cabrio
– una pista da motocross
– un contenzioso con il comune
– una discarica da bonificare
– la bara pagata 500 euro, usata
– il sindaco che ha preferito non commentare la vicenda
– il commentatore di youtube che invece la commenta così:

Purtroppo in veneto se parli di motocross e come parlare del diavolo (meglio mandare i figli in giro a bere e drogarsi perche’ e’ meno fatica)

 

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Nuova corrente

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Nuova corrente del carabinierismo: il biciclettismo (vedi precedenti).

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Il grattauccello

anni fa mi era venuta un’idea per una storia ambientata all’ultimo piano di un grattacielo. il piano restava isolato, senza che il motivo venisse spiegato, quindi gli impiegati di un ufficio dovevano sopravvivere come se fossero rimasti intrappolati in cima a una montagna. la cosa frustrante è che dalle finestre non vedevano nulla, solo le cime di altri grattacieli. dopo un po’ il cibo finiva, iniziavano a industriarsi in vari modi. c’era poi un’evoluzione nella trama  e nei personaggi, si andava verso la violenza, l’istinto di sopravvivenza, tipo che i protagonisti cercavano di catturare gli uccelli per mangiarseli, poi litigavano tra loro, si ritornava ad essere selvaggi e altre cose tipo signore delle mosche.  impiegati con la cravatta intorno alla testa che aggredivano distributori di cibo per mangiare gli ultimi snack, le donne violentate, ecc.

all’epoca mi sembrava una cosa divertente pensare queste cose, quindi avevo come si dice “caratterizzato” ogni personaggio, studiato le varie dinamiche, ecc. ecc. ma soprattutto mi ero documentato sui grattacieli, dato che il palazzo più alto dov’ero stato era alto 8 piani (solo 2 anni fa sono arrivato all’undicesimo piano di un altro palazzo, finora il punto più alto). quindi scoprii la fantastica epoca d’oro dei grattacieli quando, principalmente in america, si faceva a gara a chi ce l’aveva più alto. gara che oggi è passata in altre zone del pianeta, tipo dubai.

in quel periodo pensavo che per scrivere bene le cose bisognasse fare delle ricerche, quindi passai un paio di mesi a leggere tutto il leggibile sui grattacieli. scaricavo la storia di singoli edifici, le planimetrie, migliaia di foto, insomma alla fine avevo materiale per due o tre tesi sull’argomento, 30 pagine di personaggi, 4 o 5 pagine di possibili interpretazioni della storia, insomma c’era tutto, tranne la storia. e alla fine, come quasi ogni volta, lasciai perdere pensando che non ne valeva la pena.

oggi ho trovato questo bel pezzo del guardian (anticipazione di un libro) dove si parla appunto dei grattacieli, e mi trovo d’accordo con l’autore quando dice che li odia  ma allo stesso tempo ne adora la loro “Promethean swagger”, che immagino si possa tradurre con arroganza, spavelderia prometeica, spacconeria mitologica insomma. c’è l’idea, nel grattauccello, non di scalare la montagna, che già è segno di arroganza umana, ma di costruirla, la montagna. e per salirci ci facciamo un comodo ascensore.

quest’idea folle della verticalità eccessiva non ha mai smesso di affascinarmi e infastidirmi. io poi, che da bambino disegnavo ossessivamente (ma davvero eh) costruzioni rigorosamente sotterranee. per me la direzione giusta era quella: verso il basso. quindi quest’idea di andare verso il cielo, non tanto verso dio al quale non ho mai creduto, ma verso quest’assurda e pericolosa opposizione alla gravità, controcorrente insomma, mi turbava e mi turba ancora, e allo stesso tempo mi inebriava. mi dava le vertigini.

la mia storia dei tipi intrappolati all’ultimo piano di un grattacielo alla fine non mi convinceva perché era banale. cioè era bella, ma mentre mentre la pensavo e scrivevo mi sembrava di averla già sentita o letta. un po’ perché appunto ho passato due mesi a pensare solo a quello, quindi mi sembrava così ovvio che qualcuno restasse isolato dal resto del mondo all’ultimo piano di un palazzo che non c’era bisogno di scriverla, un po’ perché come spesso mi capita ero uscito fuori dalla mia linea temporale ed ero stato copiato da qualcuno nel passato.

infatti leggendo l’autobiografia di buster keaton ho scoperto che negli anni ’20 (cioè il periodo in cui c’era la battaglia dei grattacieli soprattutto a new york) era stata pensata una storia simile, anche se non è mai stata realizzata. in questa storia buster porta una ragazza a vedere il panorama in cima a un grattacielo in costruzione. viene proclamato uno sciopero e gli operai alla base del grattacielo tolgono la corrente. in pratica buster e la ragazza restano intrappolati in cima al grattacielo senza che nessuno sappia che sono lì. come sempre nei film di keaton, si passa da una situazione in cui lui è inadeguato, a una fase di adattamento seguita poi da una fase di sovra-adattamento, dove la situazione assurda sembra normalissima.

quindi buster costruisce un riparo usando lastre, viti, travi e altro materiale di cantiere, un recipiente per raccogliere l’acqua piovana e, anche qua, una trappola per catturare gli uccelli di passaggio. dunque anche loro, in cima alla civiltà, devono fare i conti con la sopravvivenza. perché il film non è mai stato realizzato? perché l’autore non aveva trovato un finale abbastanza convincente, in particolare non sapeva come far scendere i due protagonisti.  che poi forse era anche il mio problema.

paradossalmente entrambe le storie, la mia e quella dell’autore di buster (non ricordo il nome, sherwood forse), sono andate troppo in alto e sono rimaste bloccate lassù, senza sapere come scendere.

 

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Le mie serie tv preferite

Ora, pensateci bene, c’è ancora qualcuno che conoscete che non vi ha scassato il cazzo parlandovi delle sue serie tv preferite? Che poi le chiamiamo serie tv, ma dovremmo chiamarle serie internet, serie web, serie vu vu vu pensaci tu. Nel senso che nessuno di noi – a parte mia madre – le vede realmente in tv. Detto ciò, ormai anche l’idraulico se viene a sturare il cesso* è capace di commentare l’ultima puntata di Games of Thrones o House of Cards (a prop. la terza stagione non si può guardare). Siccome, come disse un uomo molto saggio, credo nel web come strumento di elevazione spirituale, ho deciso di adeguarmi e dire pure io quali sono le mie serie tv preferite. Volete fare gli snob con i vostri amici che si credono snob perché guardano le serie tv però solo quelle inglesi che sono migliori delle americane? Seguitemi in questo elenco puntato.

  • Satantango – Bela Tarr ha sbagliato epoca, non è manco del cinema muto, è cinema medievale, è come se si fosse svegliato nel 1145 con una cinepresa in mano e avesse iniziato a rappresentare la fine del mondo. Poi la fine è arrivata davvero, con Il cavallo di Torino, dove c’è appunto la fine del mondo e anche la fine di Bela Tarr, che ha smesso di fare film. Comunque Satantango in teoria è un film  che dura 435 minuti, diviso in 12 puntate. E quindi è al primo posto tra le mie serie tv preferite.
  • Heimat – Questo dura molto. Sono tre stagioni, la prima 15 ore e 40 minuti (11 episodi), la seconda 25 ore e 32 minuti (13 episodi), la terza sono solo 6 episodi (però 11 ore e 39 minuti). Al prossimo che vi chiede se avete visto l’ultima di Walking Dead voi chiedetegli se ha visto l’ultima della prima stagione di Heimat (che si chiama “La festa dei vivi e dei morti” appunto).
  • The Kingdom – Quando volete rompere le palle a qualcuno dite “Lars von Trier”. La gente non si controlla, inizia a sputazzare, si gonfiano le vene del collo, usano parole che di solito non usano. A me piacciono i film di Lars von Trier, e anche The Kingdom, che è una serie tv a tutti gli effetti composta da 8 episodi. La storia è ambientata in un ospedale danese chiamato Il Regno. Incubo, follia, meraviglia. Ricordo una recensione dove si diceva “spettatori chiamati a durissima prova”.  Ecco, per una volta, dai che non vi fa male.
  • Fanny e Alexander – Uno degli ultimi capolavori cinematografici di Bergman è nato in realtà per la tv. Cinque ore, divise in vari episodi che oggi si possono trovare su youtube. In sostanza è l’autobiografia di Bergman da bambino. Dire che è un capolavoro dovrebbe bastare. Ma se preferite guardate Vikings, chi vi ferma. Ogni tanto bisogna guardare qualcosa di leggero, no? Certo. Avvisatemi quando non guardate qualcosa di leggero, me lo segno nel calendario.
  • Das Schloss – Questa non è manco una serie, lo metto giusto per rompere le palle. E’ un film tv che dura solo 124 minuti adattamento dell’immenso, infinito, incompleto e inspiegabile capolavoro Il castello di Kafka, girato da Haneke. Non è male, non è manco chissà cosa, però c’entra Il Castello di Kafka, e quindi sono comunque 124 minuti di pura elevazione spirituale.
  • Twin Peaks – Beh, questa è davvero una serie tv. Non posso non metterlo. Non c’è niente da dire. E’ Twin Peaks. Anzi sì, sempre per rompere le palle ai vostri amici (se ne avete eh) c’è da dire che non è vero che la seconda stagione è brutta, anzi. Io preferisco proprio la seconda. La prima ti prepara, c’è la storia, ci sono i personaggi, c’è la trama, ti immergi nel mondo di Twin Peaks: una volta immerso, nella seconda folle stagione vieni affogato, naufragato. E naufragar m’è dolce ecc. ecc.
  • Il segno del comando – Occultismo, Byron, Roma, misteriosi orafi del ‘700, Ugo Pagliai, Carla Gravina.  Anche questa è una serie tv a tutti gli effetti. Al tempo li chiamavano sceneggiati. Roba raffinata e popolare allo stesso tempo, fatta benissimo. Sono 5 puntate da 60 minuti fatte dalla Rai nel 1971. E sono bellissime. Tanto che alla fine ne vorreste altre 5, altre 15. Varrebbe la pena pagare il canone anche solo per questa serie fatta 44 anni fa.

*a qualcuno potrebbe venire il dubbio che io non sia sufficientemente uomo dato che chiamo l’idraulico per una cosa elementare come sturare il cesso. ebbene, in alcuni casi non si può fare altrimenti. ho scoperto che vengono con questo tubo che spara aria compressa e pulisce tutto… cioè, non ho capito cosa succede veramente, mi piace pensare che da qualche parte in città a qualcuno sia schizzato fuori un grumo di roba dal lavandino sparato dal mio bidè. 

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L’atlante delle deiezioni canine

oggi ho visto un video con un titolo a cui non ho potuto resistere: Bari, in azione gli 007 delle cacche dei cani

il mio cervello mi ha suggerito che dietro questa combinazione imprevedibile, cioè BARI + 007 + CACCA + CANI, ci fosse qualcosa di imperdibile.

il mio cervello non si sbagliava.

ci troviamo di fronte a un piccolo capolavoro, e sono serio.

sei minuti totalmente inaspettati a metà tra l’inchiesta giornalistica e il surrealismo più raffinato. nel titolo del video si parla di “cacche dei cani” ma nel video saranno chiamate sempre e solo “deiezioni canine”, e anche in questo post.

invitandovi alla visione del suddetto capolavoro faccio notare:

– il personaggio nuovo e già leggendario dello sceriffo delle deiezioni con tanto di distintivo e occhiali a specchio, orgoglioso del fatto che anche “persone che hanno avuto problemi con la giustizia” rispettano il suo ruolo.

– la giornalista che per tutto il servizio la chiama “la deiezione canina”. “ho visto che lei ha raccolta la deiezione canina con la bustina”.

– la padrona di cane di grossa taglia che dice “viste le sue dimensioni non passano inosservate le sue deiezioni”

– l’inizio con la musica dei film di james bond e una velocissima (ma raffinata e quindi non sfuggita agli occhi più attenti) ripresa da terra, cioè la soggettiva di una deiezione. ardita e apprezzata.

– al minuto 0.13 un cazzo disegnato sul tronco di un albero. immagine-manifesto di un gioioso, infantile e libero degrado che non a caso viene sapientemente tenuta per diversi secondi. mettiamo fiori nei cannoni e disegniamo cazzi sugli alberi. immaginazione al potere.

– il commentatore che propone una soluzione geniale: “Si potrebbe prendere il DNA del cane all’atto dell’iscrizione all’anagrafe canina, ma altrettanto si dovrebbe fare per i cani a due zampe che orinano per strada e fanno a volte, anche loro, la cacchina per strada”. cioè andare a prendere il dna di tutte le deiezioni canine trovate per strada e poi cercarle nel database mondiale per risalire al proprietario, che riceverebbe una telefonata tipo “buonasera, ufficio deiezioni canine: il suo cane il 13 maggio 2011 ha cagato in viale mazzini, sono 300 euro”. è il futuro.

– mi viene in mente un’intervista di mastroianni da letterman dove si lamentava del fatto che a los angeles fosse tutto troppo pulito in confronto all’italia e non ci fossero le deiezioni canine, cosa che a lui invece mancava. mastroianni era molto avanti, letterman non lo capiva. c’è su youtube, non ho voglia di cercare, cercate voi.

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Inspiegàbile agg. [comp. di in-2 e spiegabile]

l’arte è pura quando si capisce senza sforzo ma per spiegarla bisogna sforzarsi.

ecco un esempio (sì, sono ossessionato):

cannabisarte

vi invito a cliccare sull’immagine per vederla a grandezza intera.

ora, è chiaro che si potrebbe parlare per ore di un’immagine così.

apparentemente rientra nelle correnti artistiche già descritte in due raccolte (testimonial, 2012 e generazione perduta, 2014) ma allo stesso tempo ne è eccezione, forse sintesi, superamento.

sono da anni convinto che l’arte vera e pura sia questa, quella involontaria, letteralmente senza volontà, quindi non per forza inconsapevole, ma che sia fatta con abbandono. e che non abbia autore. chi è l’autore di questa foto? un fotografo? un collega carabiniere? io che la riporto e che ne correggo leggermente i colori? nessuno.

osserviamola attentamente.

i due carabinieri inginocchiati, uno di fronte all’altro, che si fissano, e tra loro una piccola foresta di cannabis. sullo sfondo tre elementi asimbolici, presimbolici, supercazzolasimbolici. un quadro elettrico, due manifesti che celebrano l’Arma. i due sembrano rivivere una situazione infantile, si guardano sornioni, e siamo certi che non è l’imbarazzo della foto a dare questa impressione, ma qualcosa di molto più potente, oscuro e inspiegabile.

e poi il pavimento.

il pavimento è uno spazio vuoto, un mare metafisico sul quale galleggiano le due figure. un sostegno illusorio, temporaneo, come l’amore, l’amicizia, la famiglia, il denaro. tutto potrebbe smaterializzarsi.

è come se una frazione di secondo dopo il clic che ha immortalato la scena i due  carabinieri fossero caduti, scomparsi. la loro struttura atomica ha smesso di esistere.

questo, oltre a confermare quanto già detto, conferma anche che i carabinieri sono i più grandi performer dell’arte contemporanea e nessuno se ne accorge, nemmeno loro, ed è in questo che sta la loro grandezza (per quanto anche poliziotti e finanzieri ci provino, ammettiamolo).

per elevare l’esperienza estatica di questa immagine vi consiglio di fissarla a schermo intero con in sottofondo questo mozart 19enne https://youtu.be/CC-0Fv04yWU  che aveva preso da poco la patente ma era già destinato all’immortalità. la scena sembrerà animarsi, in un allegro vuoto che riempie lo spazio e il tempo.

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Il più grande esperimento di ingegneria sociale della storia

Nel 2018 Arturo Ferrigno venne arrestato. Il suo venne definito “il più grande processo di stalking della storia”.

Il suo piano era partito 8 anni prima, nel 2010. Ferrigno, giovane considerato geniale, laureato in fisica e grandissimo giocatore di scacchi, si innamorò di Bianca Balti. Al processo spiegherà che a farlo innamorare fu questa foto:

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A dire la verità il Ferrigno non usò mai il termine “innamorare” ma parlò sempre di “mettere in atto il piano”. Decise infatti che lui sarebbe riuscito a fare colpo sulla Balti, che non conosceva e non aveva mai visto, utilizzando il metodo scientifico. Mise in atto quello che più esperti considerano il più grande esperimento di ingegneria sociale della storia.

Per 8 anni studiò il comportamento individuale della Balti tramite studi semantici sulle interviste, studi prossemici delle apparizioni in video o nelle sfilate, fino a quotidiani pedinamenti. Scoprì i gusti della Balti in ogni campo possibile: musica, cucina, libri, cosmetici.

Il Ferrigno, dopo 8 anni di studi, sapeva della Balti più di quanto la Balti stessa poteva sapere. Grazie alla sua mente scientifica riuscì a progettare il soggetto ideale che potesse colpire la Balti. A quel punto, con questa certezza matematica, si applicò per un anno intero, un anno di totale abnegazione, durante il quale continuò a pedinarla e a studiarne i comportamenti, per interpretare alla perfezione il personaggio che avrebbe fatto innamorare la Balti.

Nei suoi documenti lo chiamava, non senza una certa ironia, il Principe. Questo personaggio conosceva alla perfezione la Balti e sapeva come farla innamorare. Per Ferrigno era un fatto puramente scientifico ed era talmente certo del suo metodo da non considerare gli imprevisti.

Il 14 marzo del 2018 il Ferrigno, che nel frattempo si era fatto assumere come libraio in una piccola libreria del centro di Milano, urtò casualmente la Balti. Da lì in poi iniziò a recitare il copione che aveva scritto, limato e studiato per anni. E il copione (il piano) funzionò alla perfezione.

Una settimana dopo lui e la Balti avevano un appuntamento per una cena. La Balti arrivò con un ritardo di 15 minuti scusandosi perché la sua lezione in palestra era durata più del necessario e poi aveva tardato a casa per farsi la doccia. Al che il Ferrigno rispose: ma oggi è giovedì, tu non vai in palestra il giovedì!

La Balti non rispose. Ci furono due o tre secondi di silenzio. Poi lei disse: come fai a saperlo scusa?

Durante il processo il Ferrigno spiegò che il suo errore fu non considerare che quella della Balti poteva semplicemente essere una scusa per il ritardo. Sono certo che non può essere andata in palestra il giovedì, disse. Per un momento quella mente perfetta ebbe un cedimento. Un cedimento fatale. Perché la Balti se ne andò via, poi ingaggiò un investigatore privato e in poche settimane venne fuori il piano del Ferrigno, il più grande stalker della storia.

Nel 2021 la Cassazione confermò la sentenza a 34 anni di detenzione per il Ferrigno, che nell’attesa, in carcere, aveva già preso 3 lauree. Nel 2022 il Partito per la Bellezza fece cadere il Renzi bis con un golpe, instaurò la Religione della Bellezza, rendendo illegale la bruttezza e trasformando Bianca Balti in Opera d’Arte Vivente Immortale di proprietà dello Stato.

Con le nuove leggi del Governo della Bellezza il reato del Ferrigno diventò più grave. Il suo fu un tentativo di truffare quella che era, di fatto, diventata la Divinità Nazionale. Ci fu quindi un secondo processo, dove all’ex giovane scienziato venne chiesto se avesse portato avanti il suo piano con lo scopo di penetrare la Balti. Il Ferrigno, senza battere ciglio, rispose che nel piano erano previsto anche questo. Anzi, lo definì l’Obiettivo Finale.

Fu condannato alla pena di morte.

 

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La Scopa Umana

Anche durante i miei primi show ci guadagnammo la reputazione di fare i vaudeville più violenti. Questo come risultato di una serie di interessanti esperimenti che mio padre fece su di me. Cominciò portandomi in scena in braccio per poi farmi cadere a terra. In seguito cominciò a spazzare in terra con me come scopa. Quando si accorgeva che non mi lamentavo cominciò a lanciarmi per il palcoscenico, dietro le quinte, e a farmi cadere sulla grancassa nel pozzetto dell’orchestra. […] Prima di diventare più alto di un soldo di cacio ero presentato nel nostro show, “I tre Keaton”, come La Scopa Umana. Una delle prime cose che notai fu che ogni volta che sorridevo o facevo capire al pubblico quanto mi divertivo, loro sembravano ridere meno.

(Buster Keaton ricorda i suoi esordi a 4 anni, dall’introvabile autobiografia “Memorie a rotta di collo”, che ho trovato)

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Le disavventure di Beppo-SAX

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Beppo-SAX era un satellite mandato nello spazio per studiare i lampi gamma, gli intensi lampi di raggi gamma che esplodono nell’universo in galassie molto lontane da noi. Quello più lontano osservato si chiama GRB 090423 ed è avvenuto a più di 13 miliardi di anni luce dalla Terra, in zona Osmannoro.

Dopo sei anni di vita Beppo-SAX viene fatta precipitare nell’oceano pacifico. Le “Le disavventure di Beppo-SAX”, coprono proprio i 6 anni che il satellite ha passato nello spazio. Per esigenze narrative, verrà rappresentato in forma umanoide, quindi con degli occhi e una bocca tra antenne e altri gingilli tecnologici. Avrà anche un’esclamazione ricorrente, qualcosa tipo “Sax-ziale!” o “Beppo-bacco!” che userà davanti a esplosioni di lampi gamma particolarmente potenti.

Beppo-SAX è un satellite bambino, un po’ capriccioso, estremamente curioso (a volte si ficca nei guai) ma anche un po’ timido, ad esempio si mette una mano davanti agli occhi (ha anche una mano – una sola) quando vede i buchi neri.

Beppo-Sax si chiama così in onore del pioniere dell’astrofisica italiana Giuseppe “Beppo” Occhialini, nato a Fossombrone. So che sembra una cosa tra Harry Potter e Topolino, eppure è tutto vero. Esiste un asteroide dedicato a lui, il 20081 Occhialini (in una puntata delle disavventure Beppo-SAX capita proprio là) ma anche una cima, Pico Occhialini, in Brasile, nel Parque Nacional de Itatiaia, perché Occhialini anche era un alpinista e speleologo, oltre che astrofisico: uno che proprio non si accontentava.

Le disavventure di Beppo-SAX sono pensate per un pubblico di lettori/spettatori di 5-11 anni, tossicodipendenti e anziani affetti da demenza senile. Prossimamente lo script delle prime puntate.

BeppoSAX

 

 

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Durante la detenzione Kropotkin scrive un’opera sulle glaciazioni del Quaternario

oggi sono ossessionato da questa frase letta in un libro:

Durante la detenzione Kropotkin scrive un’opera sulle glaciazioni del Quaternario

ora, uno giustamente può dirmi: ma tu non hai proprio un cazzo da fare, se sei ossessionato da questa frase.

e invece no, ho da fare, ma non riesco a pensare ad altro, solo a questa frase.

Durante la detenzione Kropotkin scrive un’opera sulle glaciazioni del Quaternario

mi piace pensare a un giovane anarchico che va in biblioteca e, siccome tutti gli altri libri di kropotkin sono presi, l’unico che trova è la sua opera sulla glaciazione del quaternario. e basa tutta la sua ideologizzazione e radicalizzazione su quell’opera. sulle glaciazioni del quaternario.

ha letto il libro sbagliato, ma l’ha illuminato comunque. la sua vita è cambiata. ha trovato tutte le risposte.

si avvicina agli amici anarchici e chiede qual è la loro fase glaciale preferita del quaternario, lui tenderebbe per la Mindel, ma anche la Riss non è male. gli anarchici non capiscono cosa sta dicendo, non lo ascoltano.

lui si allontana, deluso, ma in fondo se l’aspettava. come dicevano kropotkin: il ghiaccio di ieri non può essere il ghiaccio di domani.

Durante la detenzione Kropotkin scrive un’opera sulle glaciazioni del Quaternario

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Cronache di Osmannoro

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Idea per una saga fantasy post-apocalittica ambientata a Osmannoro.

Inizia così: durante una serata latino-americana nella discoteca Taranis si apre una voragine in mezzo alla pista e centinaia di persone scompaiono in un abisso profondissimo. Nello stesso momento in un capannone cinese dove si fabbricano borse Prada taroccate, una cinese 17enne dà alla luce un’orrenda creatura. E’ l’inizio dell’Avvento del Male a Osmannoro.

Protagonisti:

Bruno – è un fattorino della BRT corriere espresso che si è perso a causa del malfunzionamento del navigatore (a Osmannoro non funzionano, o ti mandano in vie che non esistono). Doveva consegnare 50 pacchi di oggetti per cosplayer. Quando dalla voragine del Taranis iniziano a venire  fuori delle creature malvagie, Bruno apre uno dei pacchi e trova una spada che userà per uccidere le creature.

Li – è la 17enne che dà alla luce il mostro. Bruno non capisce un cazzo della situazione, quindi, contro ogni buon senso, si metterà in testa di dover salvare la giovane Li e il suo pargolo, anche se in realtà sono proprio loro il problema. Ma niente da fare, Bruno è fatto così.

Cesare – tossicodipendente che ha i poteri paranormali quando si spara una dose di eroina (tipo che legge nella mente, diventa super veloce, apre bottiglie di birra con il pensiero ecc.). Si unirà a Bruno e Li, anche lui non capisce un cazzo della situazione ma non ha altro da fare. All’inizio userà una spada laser di Star Wars presa dai pacchi di Bruno, ma solo dopo un po’ capisce che le spade laser non esistono veramente. Da lì in poi usa come arma una bottiglia di birra rotta.

Cristopher – Tamarro palestrato, peso 75 kg, pancia tartarugata, lampada, ecc. Era dentro al Taranis a ballare quando è successo tutto. Combatte da solo, non si unisce a Bruno perché c’è tipo uno scontro tra leader (niente di tutto questo, in realtà). Sopravviverà facendosi strada a forza di testate.

Il Senza Nome – è un misterioso vecchio che vive da sempre in una baracca di Osmannoro. Sostiene di aver previsto tutto ma nessuno l’ha cagato. Anche nella storia nessuno lo caga, ma ogni tanto appare e fa delle profezie. In una scena palpeggia Li e poi scappa via.

Katia – istruttrice di fitness presso una palestra di Osmannoro. All’inizio ha un mezza storia con Cristopher, poi capisce che lui è troppo tormentato e per salvarsi si unisce al gruppo composto da Bruno, Li e Cesare. Il suo obiettivo è tornare a casa  dove l’aspetta suo figlio Kevin Hugh (chiamato così in onore di Kevin Bacon e Hugh Grant).

Krastahafarizen – è il capo delle creature malvagie che escono fuori dalla voragine del Taranis. Assomiglia a Cristopher, però con i peli e le corna da diavolo.

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Post della tonsillite/ Appunti sparsi e storie di fantasmi, ovvero forse è meglio ricominciare a lavorare

  • reportage sulla terribile banda di bambini che vive nelle fogne di una città dell’est che terrorizza gli ex bambini che vivono nelle stesse fogne dagli anni 90 ma che ora sono diventati adulti e vorrebbero stare un po’ tranquilli.
  • nessuno ha ancora inventato lo spazzolino da denti commestibile. ditemi se non sarebbe il capolavoro dell’obsolescenza programmata. ogni volta che ti lavi i denti mangi lo spazzolino. è meglio di un prodotto usa e getta. il concetto è quello, ma dà maggiore soddisfazione all’utente.
  • Dall’enciclopedia: Osmannoro [località], uno degli insospettabili luoghi dove il Male si manifesta. Oltre ad avere il nome che sembra quello di un gruppo black metal finlandese, Osmannoro nasconde un orribile segreto, per ora ben mantenuto, dato che nessuno sa quale sia. Wikipedia, con la consueta ipocrisia, lo definisce semplicemente “una zona fisica pianeggiante appartenente al comune di Sesto Fiorentino”. In realtà si tratta di una zona, che non ho mai visto in vita mia e che non voglio vedere, dove il Male si è manifestato con tutta la sua potenza capitalista, a partire dagli anni 60. Prima il nulla, giusto qualche laghetto, l’epoca felice dove il Male sobbolliva in profondità e si preparava ad emergere in superficie. Poi: vengono demolite le vecchie case, scompaiono i laghetti, si apre una discarica, si dà il via allo SviluppoIndustriale666 (chiamato così anche nei documenti del comune) e quindi ecco il centro commerciale, la fabbrica di scarpe, le concessionarie di automobili, gli alberghi, i capannoni abbandonati, i capannoni con i cinesi, e – sempre da Wikipedia che fa finta di non capire – “negli ultimi anni sono stati aperti dei locali notturni di successo, nonostante la posizione non centrale né particolarmente affascinante”. Uno di questi è un locale che si presenta come “il locale di Firenze che è riuscito a riunire tutti gli amanti della musica Latina”. Di un altro locale un utente dice: “Ragazzi ho beccato questo night club proprio di fronte all’ex svendita fallimentare Aiazzone (vicino all’ikea) in via Avogadro all’Osmannoro. Ne sapete qualcosa? La zona è losca da morire”. E’ sufficiente cercare Osmannoro su Google Immagini per avere un sunto della situazione: zingari, incendi, borse contraffatte, uccelli in scatola. L’orribile segreto di Osmannoro è sotto gli occhi di tutti eppure nessuno ha ancora capito qual è. Abbiamo troppa paura per vedere la verità terribile che c’è in Osmannoro.
  • Osmannoro [modo di dire] minaccia di bestemmiare, “guarda, non insistere osmannoro”.
  • Storie di fantasmi: un famiglia distrutta dal dolore per la morte del figlio più grande. La madre, il padre e la sorella più piccola cercando di andare avanti, nonostante tutto. La sorella però una notte tenta un rituale magico per riportare in vita il fratello. Non accade nulla, ma durante la notte sentono dei rumori provenire dal salotto, che è illuminato dalla luce azzurra della tv sull’effetto neve. Sul divano davanti alla tv c’è il fratello in pigiama con lo sguardo perso nel vuoto. La magia ha funzionato. Sembra incredibile ma lui è tornato, è riapparso. Non si possono toccare e lui non può uscire di casa. Non ha bisogno nè di mangiare nè di bere, perché è morto. La mamma gli prepara comunque in continuazione panini, torte e biscotti, ma lui rifiuta. Dopo i primi giorni di sorpresa la famiglia si abitua: i genitori vanno a lavorare, la sorella va a scuola e lui, il morto, passa la giornata a ciondolare per la casa e a spiare quello che succede fuori dalla finestra. Dopo un mese è ancora lì. In famiglia iniziano a preoccuparsi. Pensavano che sarebbe rimasto poco, finchè durava l’effetto della magia, ma dopo un mese non è cambiato nulla. La madre, preoccupata, va dal suo medico e gli racconta che il figlio non mangia, non beve, non si lava, non esce di casa, quasi non parla e passa la giornata a non fare nulla, ovviamente senza accennare al fatto che era morto e ora è un fantasma. Il medico non ha dubbi: è depresso. Lo faccia uscire, dice alla madre. I genitori non sanno cosa fare, provano a dirglielo con gentilezza: “senti caro, ma per quanto pensi che resterai ancora? no perché è bellissimo riaverti qui però…”. Imbarazzo in famiglia. Dopo due mesi c’è molta tensione, nessuno aveva pensato all’eventualità che il morto tornasse e non andasse più via, nessuno sa cosa fare. Lui sembra sempre più depresso, non può mangiare, non può uscire, capisce che la famiglia sì, gli vuole bene, ma pure loro poverini si sono rotti i coglioni. Decide di uccidersi, ci prova, ma non muore, perché è già morto. Il padre è ormai al delirio, ogni tanto arriva tutto agitato e gli dice cose come “Ma e se ti cercassi un lavoro?” e poi va via dicendo “no no, non si può, e no che non si può” parlando da solo. La mamma ogni tanto gli propone una torta, poi piange e ha iniziato a fumare di nascosto. La sorella ha il ragazzo e quando i genitori non ci sono vorrebbe pure farci qualcosa in camera da letto, ma c’è sempre il fratello morto che ciondola in pigiama in casa e alla fine le passa la voglia. Un giorno se li ritrova tutti davanti che gli dicono: “Senti, noi abbiamo pensato bene alla cosa, e sai quanto ti vogliamo bene, però così è una tortura anche per te, lo sai, no? Forse stavi meglio dove stavi prima [manca il finale]
  • Altra storia di fantasmi: tecnico informatico di 34 anni, vive solo, fa clonare la ragazza che l’ha mollato, l’azienda che si occupa della clonazione gli dice che il corpo durerà una sola notte, un’ultima romantica notte d’addio (aveva voglia di scopare, ha speso 2mila euro per questa minchiata). mette una specie di guscio vuoto nella vasca con acqua fredda, versa una sostanza speciale fornitagli dall’azienda e dopo mezz’ora ecco la ragazza, una copia esatta della sua ex. non parla, sembra una ritardata, tanto che lui all’inizio non se la sente di fare sesso con lei. poi pensa che non è una ritardata, è solo un clone che tra poche ore sparirà, quindi l’accarezza e tutto quanto, e alla fine fanno all’amore. la mattina dopo lui si aspetta di trovare la metà del letto di lei vuota, e invece eccola là, è ancora intera. chiama l’azienda, ma dicono che non sono responsabili di niente e di non venire a cercarli se no dicono a tutti quello che ha fatto (2mila euro in effetti erano pochi, capisce che era un’azienda poco seria, oltretutto con sede a Osmannoro). la ragazza non parla, non mangia, non beve, non si muove nemmeno. passano le settimane, le vengono le piaghe da decubito, poi lentamente inizia a marcire. lui non se la sente di farla a pezzi e buttarla, perchè sembra ancora viva, sembra ancora lei! il suo amore! l’aspetto cambia, ormai è deforme, un mucchio di finta carne plasticosa, una puzza schifosa, cade prima una tetta, poi l’altra, alla fine lui mette tutto in un sacco. lo chiude bene con il nastro isolante, poi lo mette in altri due sacchi, chiude bene e infine in un ultimo sacco e la butta nell’indifferenziata, e vaffanculo. il senso è che bisogna superare le storie d’amore finite, una cosa di questo tipo.