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Le urla degli altri

Sto facendo delle cose con photoshop, ascolto musica e ho il riscaldamento acceso, quando mi sembra di percepire una vibrazione nella forza. Fermo la musica: da fuori sento un suono che mi ricorda due cose:

– una notte, tanti anni fa, che ho sentito una donna partorire in casa;

– l’uccisione di un maiale.

Apro la finestra, mi affaccio. In strada, sotto di me, c’è una ragazza che urla al telefono. Avete mai sentito una persona perdere totalmente il controllo? E’ interessante. Le corde vocali sono messe alla prova, vengono fuori suoni che non pensi siano possibili. E invece lo sono. Sta litigando con il ragazzo. Di fronte a lei due suoi amici, totalmente immobili, paralizzati. Muti. Lei a volte sta ferma, poi si muove, si contorce, sembra una di quelle cose tipo Pina Bausch ma in versione grindcore.

Urla: FIGLIO DI PUTTAAAAANAAAAAAAAA e la A diventa una erre, una ghyuuu, non so, vocali e consonanti diventano la stessa cosa – come una corda di violoncello tesa e incendiata con la benzina, sotto le ruote di un treno. Ha una potenza vocale notevole. Con il dolore del momento la sua si rivela una di quelle voci che nell’ambiente operistico si definiscono “grosse”. Me la immagino nella vita normale: è come tutte le ragazze che vedo ogni giorno, cappottino grigio, stivali al ginocchio, ci vediamo per l’aperitivo, cose così. Una voce piccola, soffice, innocua.

La vedo mentre fa foto con instagram, legge l’oroscopo di Internazionale, si spalma la crema per la pelle prima di andare a letto.

E ora eccola qua: un maiale sgozzato che urla E’ FINITAAAAAAAAAAA FIGLIO DI PUTTAAAANAAAAA IO MI PRENDO TUTTTOOOOOOOOO sputazzando in un vicolo del centro storico di una città calma e sonnecchiante. Il dolore è uscito fuori, domani avrà le rughe.

Ma a colpirmi sono soprattutto i suoi due amici.

Hanno il cappuccio, non li vedo in faccia. Sono immobili. Mi viene in mente quell’aneddoto sulla realizzazione di Fitzcarraldo di Herzog. Klaus Kinski si esibiva in una delle sue solite sfuriate durante le quali era in grado di gridare per ore. Tutt’intorno gli indios che osservavano la scena spaventati. Ma non da Kinski che urlava: erano spaventati da Herzog che non reagiva.

Ci sono vari filmati che testimoniano queste scene.

A far paura era la non reazione di Herzog. Il suo stare impassibile di fronte a uno tsunami di rabbia isterica biondo cenere.

E così è stasera alla mia finestra: lei urla il dolore, con tutta la voce che ha e anche con quella che non pensava di avere. FIGLIO DI PUTTANAAAAAA E’ FINITAAAAAAAAAAAA VAFFANCULOOOOOOOOO IO CHIAMO IL CENTOTREDICIIIII QUELLA PUTTANA DI TUA MADREEEEEEE.

E loro sono fermi, impotenti, con le mani in tasca, il cappuccio, la sciarpa. Perché non si sa mai: con questo freddo magari ti prendi un mal di gola.

E infatti io chiudo la finestra e torno qua, al caldo.

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Fare la spesa è molto più bello nei libri che nella realtà

Ogni tanto per depurarmi da questa cultura contemporanea e pop in cui vivo e che comunque amo (serie tv, fumetti, Kanye West) leggo brani a caso delle Mille e una notte – soprattutto gli elenchi – così, per ricaricarmi e ricordarmi quando è bella la vita se si chiudono le finestre e si butta la testa fra le pagine di un libro:

La donna lo fece in seguito fermare davanti alla bottega di un fruttivendolo.

Comprò mele di color chiaro, cotogne di Turchia, pesche di Khullân, mele moscatelle, gelsomini, ninfee di Siria, cetrioli delicati, limoni di Marakib, cedri reali, rose bianche, basilico, fiori di henné, camomilla fresca, violacciocche, mughetti, gigli, anemoni, viole, occhi di bue dai petali gialli, narcisi, fiori di melograno… Sistemò tutto nella gerla del facchino e quindi si recò dal macellaio.

“Tagliami dieci ratl di carne buona di pecora” gli disse consegnandogli la somma necessaria.

[…]

L’altro, molto meravigliato, sollevò senza sforzo il suo fardello e se lo mise sulla testa; e la donna lo trascinò questa volta da un mercante di frutta secca, dove comprarono le migliori varietà di ghiottonerie dolci e salate, indispensabili sulla mensa di chi voglia far baldoria come si deve: ciat salato, olive snocciolate, olive dolci conservate nella calce, dragoncello, giuncata, formaggio di Siria, verdure conservate, salate e non […] cuori di pistacchio – che è delizioso sgranocchiare quando si beve in buona compagnia -, uva secca di Shihb, mandorle, datteri secchi dell’Iraq, biscotti alle noci di Baalbek, ceci di Khazayan.

[…]

Stavolta si ritrovarono davanti al negozio di un pasticciere, dove la bella compratrice si procurò un vassoio rotondo che colmò di tutte le varietà di dolciumi in mostra: bignè al burro, merletti di pasta di frittelle, torte farcite aromatizzate al muschio, caramello turco, pasta di mandorle ai pistacchi, focacce ai datteri, semolino al latte, senza contare ghiottonerie dai nomi evocatori – fronzoli languidi di comare Sâlih, pettini d’ambra, dita di Zaynab, pane  delle vedove, bocconcini del giudice, sgranocchia e ringrazia, imbutini delle belle, castellucci di vento…

[…]

Arrivarono finalmente da un mercante di droghe e profumi, dove essa si procurò dieci flaconi di essenza di ninfea, due pan di zucchero, una bottiglia di acqua di rosa al muschio, grani d’incenso, legno di aloe, anbar, granelli di muschio, qualche lampioncino dotato di candele di cera, bugie della stessa specie e un vasto assortimento di ceri di Alessandria. Riuscì ancora a sistemare tutto nella gerla e, voltandosi verso il facchino, ordinò per l’ultima  volta:

“Facchino, prendi la tua gerla e seguimi!”

 

Perché? Perché quando faccio la spesa all’LD io non posso chiedere se hanno i biscotti alle noci di Baalbek?

Comunque, il bello di questa pantagruelica spesa iniziale è che poi porta a un banchetto folle e a una delle parti più inquietanti e malate di tutte le storie de Le mille e una notte, roba che poi guardate un film di Lynch o Cronenberg e vi sembrano i teletubbies.

Una parte che, prima o poi, vorrei trasformare in cinema, anche se forse non ce n’è bisogno, perché già lo è.

 

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Iniziative benefiche a sostegno della popolazione femminile omicidiata

Prossime iniziative a sostegno della battaglia contro il femminicidio:

Serata cocktail: serata allegra ma non troppo perché comunque il tema è serio con reading di poetessa iraniana odiata dal regime e consegna della targa “Miss odiata dal regime dell’anno 2013” realizzata in oro riciclato proveniente al 100% da bracciali di Francesca Comencini che non usava più perché fuori moda. Per l’occasione saranno serviti cocktail a tema con nomi simpatici come “L’occhio nero” e “Lo stupra-budella”. Sono invitati anche i maschi ma c’è solo un bagno ed è per le signore, quindi si prega di venire già pisciati.

Pelliccia party: una notte bianca dove sono invitate tutte le amiche che vogliono sostenere questa battaglia, unica regola indossare una pelliccia (vanno bene anche quelle fatte con animali veri ma devono essere morti di loro spontanea volontà) e fare una piccola donazione al comitato in difesa delle donne (minimo 15 euro). Durante la notte verranno lette poetesse iraniane e ogni 15 minuti ci sarà un momento in cui ci alzeremo in piedi e faremo BUUUUUUUU contro i maschi.

Ciclo-party-itinerante: finalmente aiutiamo le donne di tutto il mondo con un gesto utile e concreto, facendo festa come delle pazze per tutto il pomeriggio di domenica girando in bicicletta NUDE per Roma scampanellando. Al semaforo rosso non ci fermeremo, perchè dopotutto l’omino del semaforo è appunto un maschio, e quindi noi possiamo passare. E’ richiesta una quota di partecipazione per eventuali spese mediche.

Crowdfunding per aperitivo femminista: iniziativa innovativa consistente in un crowdfunding per raccogliere fondi per una raccolta fondi che servirà a sostenere una raccolta fondi organizzata durante un aperitivo femminista. I fondi raccolti serviranno a sostenere le iniziative in sostegno della raccolta fondi per il crowdfunding per l’aperitivo femminista. Portare i soldi.

 

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Le statue di Padre Pio Venute Male

ultimo aggiornamento febbraio 2025

Una delle grandi arti italiche poco riconosciute è quella delle Statue di Padre Pio Venute Male.

Come si sa c’è grande competizione tra il nord e il sud del paese per chi fa le peggiori statue di P.Pio. Generalmente al sud hanno cattivo gusto ma non le risorse necessarie per metterlo in pratica, mentre al nord hanno cattivo gusto e anche le risorse. Anche se al sud, quando vogliono, riescono davvero a superarsi.

Ad esempio questo è un P.Pio inspiegabile nella zona di Benevento:

Altra visuale:

A cui risponde l’ormai celebre P.Pio d’oro di Luzzana, vicino Bergamo:

Torniamo al sud con una delle più classiche statue Venute Male, con tanto di enorme fungo di rame a riparare il santo Venuto Male, a Scicli, in Sicilia. Un classico della cosiddetta “scuola siciliana” del venutomalismo:

 

Sempre della stessa scuola, anche se ci siamo spostati nel Lazio, questo splendido P.Pio della corrente romana del nonsomigliantismo:

Qui invece una statua di P.Pio che ha subito un attacco vandalico e un carabiniere che la indica, da qualche parte intorno ad Agrigento:

Gli uomini dell’Arma si prendono cura ogni giorno delle statue di P.Pio Venute Male:

Ogni tanto la portano fuori per farle prendere aria:

O per fare una gita in campagna:

O la sollevano nel modo sbagliato rischiando il colpo della strega, ma poi tanto P.Pio glielo fa passare:

Qui invece un carabiniere taglia le unghie dei piedi a un P.Pio Venuto Male:

E qua due carabinieri annaffiano i fiori del giardinetto di questo Padre Pio sorridente (appartenente alle corrente del Sorridentismo, spesso criticata dato che l’originale Pio pare fosse spesso corrucciato – ma l’arte fa ciò che vuole):

Va detto che anche i poliziotti non sono da meno. Qui ad esempio un poliziotto accarezza una piccola statua di P.Pio Venuta Male sull’uscio della sua piccola casetta:

Una curiosità: pochi sanno che Pio aveva un fratello più piccolo, nonché affetto da nanismo, chiamato Piopio, come dimostrano queste statue di autore troppo modesto per non essere anonimo:

Un P.Pio Venuto Male della scuola dello sproporzionatismo (VII-VI):

A seguire tre grandi classici del venutomalismo contemporaneo:

Ecco poi un insolito P.Pio in posa tipo Michael Jackson dei tempi d’oro:



Un commovente P.Pio robotico proveniente da Cabras, omaggio alla mai dimenticata corrente futurista del venutomalismo.

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Appartenente alla discussa corrente hippy, di scuola bolognese, questo Pio di Bologna, Porta Saragozza, in posa allegra e fiorellini intorno:

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Qua si nota ancora meglio la gaiezza della posa:

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Quando nevica la posa gaia regala delle piacevoli sorprese, diventando un comodo porta-neve:

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Totale venutomalismo e nonsomigliantismo (nonchè citazioni della corrente dello sproporzionatismo) per questo provocatorio Padre Pio di Corato. Da notare come assomigli più a Pio l’autore della scultura, il signore coi baffi:

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Opera di difficile collocazione invece questa di scuola pugliese che prevede la combo Pio + Wojtyla di Andria. Come sappiamo al sud quando hanno i mezzi battono tutti, e infatti questo Pio tracagnotto, letteralmente decollato, seduto sul water fa un gesto inspiegabile a un Wojtyla che si contorce, ci lascia senza parole:

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Nel frattempo c’è grande attesa a San Giovanni Rotondo per LA PIU’ GRANDE STATUA DI PADRE PIO AL MONDO, ovviamente celebrazione totale del venutomalismo, nonché tributo al gigantismo venutomale. Qua la testa:

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Per ora conosciamo le misure: MISURE DELLA TESTA:2,30MT.;INTERA STATUA: 25MT.ALTEZZA

Non sappiamo altro, anzi se qualcuno ha informazioni in più lo scriva nei commenti.

Un Padre Pio venutomale a Margherita di Savoia, in Puglia. Come sappiamo al sud troviamo le correnti di venutomalismo sempre più all’avanguardia, anche trasgressive se vogliamo, come dimostrerebbe quest’opera che non può che lasciare turbati e sgomenti. Una denuncia di certe marachelle della Chiesa?

Una foto non basta, abbondiamo. In questo caso la statua era stata verniciata per errore (sì, davvero). Da questa prospettiva l’opera si fa ancora più interessante, e possiamo ipotizzare che l’autore appartenga alla corrente dello Sgomentismo:

scusate ma restiamo ancora a Margherita di Savoia (è anche un bel posto dopotutto) con un’ultima foto di questo Pio con bambino inginocchiato che… con questa scena molto interessante, dove la presenza di un adulto che guarda rende tutto ancora più ambiguo:

Non sappiamo invece da dove venga di preciso questo stupefacente esempio di Liquefismo, corrente rarissima e datata secolo XIX:

E’ impossibile non rintracciare in questo piccolo capolavoro molte correnti successive – dal nonsomigliantismo al nonstabenismo – che avranno maggiore successo. Ma è innegabile il fascino di questo Padre Pio venutomale liquefatto.

Interessantissimi questi esemplari lignei di Padrepii venutimale in versione anime, di chiara corrente nipponica:

Forse appartenente alla correnta nipponica anche la statua decapitata  di Pio a Ponza, aggiusta poi così:

Secondo alcuni era più somigliante senza testa, ma lasciamo queste polemiche paesane e torniamo al nord per una delle avanguardie più interessanti e brevi, ma che ora sembra tornare in auge. Ovvero quella del Pallismo. Dopo qualche esempio datato dal Gattari VII-VIII secolo, ecco questo Padre Pio venutomale a forma di palla a Bergamo:

Forma sferica che sarebbe stata comoda forse per questo Padre Pio della corrente dello scivolismo, forse inciampato, non si sa, comunque è successo ad Asti:

Chissà, forse aveva bevuto troppo, perché il santo, dipinto da tutti come un po’ burbero, in realtà sa anche essere un allegro compagno di bevute, come dimostrano queste foto di scene goliardiche:

Tra le correnti di venutomalismo contemporanee ci sono i tentativi di “rivisitare” le statue di padre P.I.O., come questo esempio di due artisti – indovinate un po’? – svizzeri, attuato in quel di Randazzo. per noi bocciatissimo, ma sarà che non capiamo l’arte contemporanea, o che la rifiutiamo a priori:

Ma torniamo al nonsomigliantismo, una delle correnti più popolari del venutomalismo, con questo emozionante primo piano di una statua proveniente proprio da san giovanni rotondo. ricorda molto mad mikkelsen in valhalla rising:

ancora nuovi esempi di nonsomigliantismo, stavolta di scuola casertana, in questo assolutamente-può-essere-chiunque-ma-non-padre-pio con notevolissime occhiaie (forse per le notti brave di cui sopra):

e restiamo (volentieri) in campania, stavolta per un padre pio venutomale di scuola salernitana, dal sapore balneare con influenze di centrapochismo, nel prestigioso “bar isoletta”:

ma isoliamolo per un attimo dalle palme e dalle sedie da bar e osserviamo il volto nel dettaglio, per coglierne le finezze tipiche del perturbante nonsomigliantismo e del l’importante-è-finire-il-lavoro-in-fretta-ismo:

abbiamo finito? noooo! un altro bell’esempio di mi-ricorda-qualcuno-ma-non-saprei-direi-chi a castel san pietro, bologna:

Un nuovo esempio ci arriva da Grottaferrata: Padre Pio AR GABBIO. Ovvero un raro ma non rarissimo esempio di recintismo: la statua è recintata e il povero santo non può uscire. E’ per tenere lui al sicuro o per tenere i cittadini al sicuro da lui? Questioni teologiche.

Una statua internescional a New Castle, Pennsylvania, Stati Uniti d’America. E’ un mix di mutantismo e orchitismo: sembra infatti che l’artista abbia voluto rappresentare il santo con un grosso testicolo e una mutazione genetica che dalle mani fa fuoriuscire una creatura mostruosa che si trasforma in un crocifisso. Opera sicuramente ardita.

Infine, non è esattamente una statua, ma se avete sete sappiate che potete bere con la BOTTIGLIA A FORMA DI PADRE PIO. perché sì, padre pio può (non) assomigliare perfino a una bottiglia, perché no?

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Perché uccidere i bambini e non i vecchi

I cacciatori-raccoglitori […] tendono piuttosto all’infanticidio che al gerontocidio (uccisione di vecchi). Il gerontocidio infatti serve a ridurre le dimensioni del gruppo solo per brevi periodi di emergenza. Non si può ridurre le tendenze a lungo termine della crescita demografica. […] L’infanticidio assume un’ampia gamma di forme, dall’uccisione vera e propria alla semplice incuria. I neonati possono essere strangolati, affogati, sfracellati contro una roccia o esposti agli elementi. Il più delle volte, un neonato è “ucciso” dalle incurie: la madre gli dedica meno cure del necessario quando è ammalato, lo nutre meno spesso, non si dà pena di procurargli cibo supplementare o lo lascia cadere “accidentalmente” dalle braccia. Le donne dei popoli dediti alla caccia e alla raccolta hanno validi motivi per allungare l’intervallo fra le nascite dei loro figli in quanto debbono compiere molti sforzi per il solo fatto di portarseli dietro durante la giornata.

(da “Cannibali e re”, Marvin Harris)

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Ai ricordi del passato

amore, felicità, droga: quando non ci sono queste tre cose si fanno i film.

https://vimeo.com/75515031

e dopodichè basta parlarne e passiamo ad altro.

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Anziani

Negozio di detersivi, ore 16.30

– …e mentre quella lavora io devo stare lì a guardarla.
– Ma chi?
– La lavatrice.
– Ma guardi che non c’è bisogno che stia lì a guardarla. La mette a fare e quella va da sola.
– E io cosa faccio nel frattempo?
– Non so, se ne va.
– Sì. E dove vado?
(imbarazzata) Non so, fuori…
– Guardi che io non esco mai. Secondo lei perché parlo tanto con una commessa? Con tutto il rispetto eh. E’ che sono sempre in casa da sola.
– Può guardare la televisione. Mentre la lavatrice lavora può guardare la televisione.
– Ma per carità. A quel punto preferisco stare seduta a guardare la lavatrice.

Bar, domenica mattina, ore 9.00

(madre anziana e figlia giovane fanno colazione)

– Non lo vuoi il cappuccino?
– No no, mi fa…
– Cosa?
– Mi fa stare male.
– Ah. Ho capito.
– Sai cosa leggevo?
– Cosa?
– Sapevi che i negri vengono dalle scimmie?
– Cosa?!
– I negri, quelli neri, vengono dalle scimmie. Per questo gli assomigliano tanto.
– Ma mamma… (abbassando la voce) No, non è così. Cioè… dove l’hai letto?
– Non ricordo, ma guarda che è così. E’ scientifico.
– Mamma veniamo tutti dalle scimmie, non solo i neri.
– No, i bianchi no.
– Ma sì ti dico!
– Ma loro assomigliano alle scimmie.
– Non è vero! Cioè, anche noi. Veniamo tutti dalle scimmie! Bianchi, neri, gialli, tutti.
– Mah… Sarà. Io l’ho letto.
– Ma chissà dove l’hai letto. Fidati, è così.
– Sarà.
– Mamma, se te lo dico io.
– Ti credo, ti credo. Però i negri assomigliano le scimmie.
(sguardo sconsolato della figlia)

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Fare la fame

“La fame io non l’ho mai fatta.  Come si fa a fare la fame? Mi fanno ridere quei registi e attori, gente che prende centinaia di milioni a film, quando parlano dei tempi duri degli inizi. Se hai fatto la fame vuol dire che eri poco furbo; e se lo eri allora, lo sei anche adesso… Piuttosto di fare la fame io andrei a rubare.”

(Sergio Citti)

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Appartamenti e annunci immobiliari

dall’esperienza maturata in ore passate nei siti di annunci immobiliari ho redatto un breve dizionario di espressioni immobiliari:

soluzione originale: 20 metri quadri, ha il soppalco.

contesto signorile: vasi cinesi.

adatto a studenti: fa cagare ma te lo vogliono far pagare molto.

da vedere: fa cagare ma magari di persona riuscono a convincerti.

parzialmente arredato: non ha il tetto.

per una massimo due persone: è come quando in ascensore c’è scritto che è per 4 persone ma arriva il quinto e si dice “eheh ci stringiamo”.

luminoso: non ha le pareti.

classe energetica in fase di valutazione: per fare la lavatrice devi prima chiedere per favore a putin.

anno di costruzione 1974: stesso anno di produzione di “non aprite quella porta”, non dico altro.

mansarda: ottima, se volete fare un remake del gabinetto dottor caligari.

posizione interna e silenziosa: non vedrai mai più il cielo.

bellissima terrazza: è da lì che entrano i ladri.

centrale: periferico.

centralissimo: è centrale e hai i giovani che rompono i coglioni sotto casa.

periferico: hic sunt leones.

panoramico: si vede il cielo.

panoramicissimo: abusivo.

quartiere caratteristico: ci sono immigrati.

recentemente ristrutturato: sono morte delle persone.

stato immobile buono: fatti il segno della croce prima di entrare.

bellissimo rustico nella campagna toscana: Pietro Pacciani.

trilocale con forno autopulente: non c’è altro, tre stanze, tu e lui: il forno autopulente.

bio design eco friendly: non sapevamo cos’è ma l’abbiamo letto da qualche parte.

per chi ama la tranquillità: inizio di film horror.

zona molto servita: se chiami la polizia, non viene.

zona di prestigio: non aprire gli occhi, mai.

ampio openspace: è il capannone di famiglia.

vicino al tribunale: non si sa mai.

angolo cucinotto: stai pagando e vivi in una tenda della protezione civile. rifletti.

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de Selby

Secondo Hatchjaw (la cosa, peraltro, non è confermata da Bassett), durante i dieci anni in cui redasse l’Album di campagna, de Selby fu ossessionato dagli specchi, e vi faceva ricorso con tanta frequenza che asseriva di avere due mani sinistre e di vivere in un mondo arbitrariamente delimitato da una cornice di legno. Con l’andar del tempo, egli cominciò a rifiutarsi di guardare qualsiasi cosa direttamente e teneva in permanenza davanti agli occhi uno specchietto, orientabile grazie a un meccanismo di fili metallici di sua fabbricazione.

Quale che sia la fondatezza delle teorie di de Selby, è ampiamente provato non solo che egli ne era sinceramente convinto, ma che fece diversi tentativi per metterle in pratica. Durante il suo soggiorno in Inghilterra, gli capitò di vivere per un certo periodo a Bath, e si trovò nella necessità di recarsi a Folkestone per affari urgenti. Il metodo che seguì fu tutt’altro che convenzionale. Invece di andare alla stazione, si chiuse in una stanza del suo appartamento con una provvista di cartoline illustrate della zona che avrebbe dovuto attraversare lungo il viaggio e di un complesso armamentario di orologi, strumenti barometrici e un congegno per regolare la luce a gas, a seconda dei cambiamenti di luce all’esterno. Che cosa accadde in quella stanza, e con quanta precisione furono manipolati gli orologi e gli altri arnesi, non si è mai. saputo. A quanto pare, dopo sette ore, egli ne emerse convinto di essere a Folkestone. Non si ha notizia del grado della sua delusione quando si ritrovò nel suo solito quartiere di Bath, ma secondo una testimonianza autorevole, sostenne, senza batter ciglio, di essere stato a Folkestone e di esserne già di ritorno. Si parla di un tale (il cui nome è rimasto sconosciuto) che dichiarò di aver effettivamente visto il pensatore uscire da una banca di Folkestone proprio quel giorno.

De Selby ha definito l’esistenza umana come “una successione di esperienze statiche, ciascuna infinitamente breve”, idea che pare egli abbia concepito dopo aver esaminato alcune vecchie pellicole cinematografiche appartenenti, probabilmente, a suo nipote. Sono evidentemente le stesse pellicole di cui parla in Ore dorate (p. 155) criticandole per il “forte elemento ripetitivo” e per la loro “tediosità”. A quanto pare le aveva esaminate pazientemente fotogramma per fotogramma e aveva immaginato che fossero da proiettare nello stesso modo, non avendo afferrato, a quell’epoca, il principio della cinematografia.

il grande de Selby

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Proposta per l’utilizzo dei maschi eterosessuali sovrappeso contro il complotto mondiale della riproduzione

diamo ormai per assodato che l’amore è solo la punta di quell’orrido icerberg chiamato riproduzione, non una futile illusione come pensa qualche poetastro, ma un preciso programmo biologico portato avanti da quando l’uomo era ricoperto di peli. la storia, la cultura e la stessa chimica del cervello è stata programmata in modo da renderci schiavi delle endorfine e della riproduzione e allo stesso tempo limitare i conflitti tra noi formando unità denominate “coppie” (origine di equilibrio, per quanto apparente, e di infinite infelicità). è questa una delle regole fondamentali che regolano il grande meccanismo dell’universo, al pari dell’entropia. chi ci sia a capo del complotto che ha reso possibile questa situazione non possiamo dirlo con certezza; possiamo solo avanzare qualche ipotesi, con la consapevolezza che le nostre parole saranno come [non presente nel testo]. tralasciando l’idea di un demiurgo creatore di tutto, infantile e ormai sorpassata, possiamo ipotizzare una grande civiltà aliena che ha programmato il nostro dna in modo che ci innamorassimo e arrapassimo fino ad arrivare all’abominio della riproduzione: crimine perpetuato ormai da secoli e – secondo religioni e comune sentire – addirittura senso ultimo della vita; per dire quanto sia radicata in noi quest’assurda idea.

una volta preso atto di questo, resta da capire cosa fare, come reagire. per gli omosessuali il problema non si pone, almeno in teoria, anche se perfino loro – un tempo gli unici giusti su questo pianeta – hanno iniziato a passare al lato oscuro, vedi inseminazione artificiale e matrimonio, e non appena la scienza renderà possibile la riproduzione anche negli uomini – ci arriveranno, vedrete – gli omosessuali saranno i primi della fila: questo è poco ma sicuro. che delusione, compagni e amici. e dunque non resta che confidare negli illuminati eterosessuali che comprendono come la riproduzione non sia altro che la schiavitù della nostra razza: portiamo acqua al mulino alieno, convinti che questo sia il nostro destino, come se il futuro di questa specie dipendesse da noi, anche se non si tratta di un mulino e di certo non si tratta di acqua.

il condizionamento della cultura dell’amore è però troppo forte: anche attenendosi a un regime di sesso-senza-amore – attraverso prostituzione e sporadici rapporti occasionali con tipe conosciute su internet o all’istituto psichiatrico – il rischio che si corre è troppo forte: arriverà il momento in cui la riproduzione ci sembrerà sensata e addirittura inevitabile e come bestie da soma ci ritroveremo a fare le cose senza pensare; anzi, peggio: a fare le cose perchè pensate dagli altri. ed ecco perché ho elaborato un piano per non reprimere l’istinto sessuale – questo sì, naturale – senza però arrivare alla riproduzione – ovvero il dannato mulino.

dopo averci pensato a lungo ed essere passato in varie fasi di sperimentazione – masturbazione estrema, filosofie orientali di soppressione e sublimazione del desiderio, nuove frontiere del sesso virtuale, tutte fallimentari perchè comportano troppo amore per se stessi e l’assenza di un altro corpo – sono giunto alla conclusione che una donna può essere sostituita in tutto e per tutto da un maschio eterosessuale sovrappeso. non solo: un maschio eterosessuale sovrappeso può essere in molti casi un partner superiore. possibile? sì, possibile. allacciatevi la cintura e preparatevi a scoprire la verità.

ho analizzato vari aspetti che reputo fondamentali nel rapporto uomo-donna, cioè quelli che ci rendono schiavi da svariati millenni del ciclo arrapamento >illusione di felicità > rilascio endorfine + status sociale > sensazione di appagamento e di utilità > riproduzione = schiavitù aliena. per comodità di lettura l’elenco verrà suddiviso in paragrafi.

sesso: piegando la pancia di un obeso si può emulare agevolmente una vagina e in questo modo procedere alla penetrazione fino all’eiaculazione. non fate quella faccia: pensate che quello che voi chiamate sesso tradizionale non sia schifoso? è solo un fatto culturale. scoparsi la pancia di un amico ciccione diventerà normale nel nuovo mondo che io sto progettando. ma non solo: forse l’evoluzione ci darà una mano e, così come la  vulva si è spostata rispetto alle scimmie per rendere più complicato il coito da dietro, così la nuova specie si adatterà a questo tipo di esistenza. inoltre gli obesi hanno la tendenza all’ipersudorazione, che può tornare utile per la lubrificazione durante la penetrazione.

tette: come probabilmente sapete già, le tette di un ciccione sono identiche a quelle di una donna, dunque basta chiudere gli occhi e toccarle e sarà del tutto indifferente, se non per quelli più raffinati tra noi. una cosa importante (che vale anche per la penetrazione): è fondamentale che il vostro amico sia del tutto – o perlomeno in larga parte, e “larga” sia detto senza alcuna ironia – consapevole e consenziente.

gambe: con la depilazione ed eventualmente una cura ormonale la differenza non esiste. va esclusa a priori la ginnastica per due motivi: 1) la nota avversione dei nostri amici panzoni verso le pratiche ginniche; 2) il rischio che dimagriscano e non siano più utili al nostro scopo (a questo proposito va assolutamente incoraggiata la loro passione per zuccheri e cibi grassi: servirà anche come rinforzo positivo).

andare al cinema: uno dei motivi per cui una partner è utile è che in questo modo saprete sempre con chi andare al cinema. con una donna però può capitare di dover vedere dei film brutti, cosa meno probabile con un amico ciccione che al massimo vi vorrà portare a vedere uno di questi film nerd che piacciono a loro. ogni tanto, ovviamente, potrete accontentarlo. è importante trovare la giusta misura: si tratta sempre di trovare un equilibrio tra rinforzi positivi e rinforzi negativi, come dopotutto si è sempre fatto con le umani di sesso femminile.

presentarlo ai genitori: vostra madre sarà lieta che finalmente abbiate una ragazza che non dice mai di no a un secondo piatto di pasta. vostro padre saprà con chi parlare di quel problema che ha alle caviglie. vostra nonna lo amerà a prescindere. problema risolto.

uscire con i suoi amici stronzi: gli amici del ciccione sono anche vostri amici. gente piacevole, ogni tanto magari vogliono fare quelle cose tipo giochi di ruolo, ma vabbè; lo sapete come sono fatti. sempre meglio degli amici della vostra ex.

accarezzare i capelli: ma veramente piace a qualcuno? comunque ho visto ciccioni metallari con i capelli più belli e curati di quelle modelle nelle pubblicità degli shampoo. quindi, anche in questo caso, l’obeso vince senza tante discussioni.

programmare una vita insieme: ma perché? comunque, mettiamo che vogliate: nessun problema. ovviamente non è che vi prendete un ciccione a caso, dovete sceglierlo che abbia gusti e passioni in comune.

a chi mandare un messaggio: iscrivetevi a twitter, tanto parlare con la gente è inutile. quando vedete qualcosa di buffo o vi viene una battuta decente la scrivete lì e vi sembrerà di averla condivisa con qualcuno, anche se vi cagherà nessuno, o al massimo il vostro ragazzo ciccione, unico follower.

[da qui in poi il testo è irrimediabilmente danneggiato]

 

 

 

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La nascita dell’amore

Era inaudito per un virile primate maschio partire per una spedizione in cerca di cibo lasciando la sua femmina esposta alle avances di qualunque maschio di passaggio. Nessun addestramento culturale poteva farglielo sembrare giusto…

Ciò richiedeva un maggior adattamento al modo di vivere sociale.

Il risultato fu la formazione di un legame tra la coppia. Lo scimmione cacciatore maschio e la sua femmina furono così obbligati ad innamorarsi e a restare fedeli l’uno all’altra.

(Desmond Morris, La scimmia nuda)
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Comportamenti stagni

dopo la campagna, il mare e lo stagno, mi sembra giunto il momento di provare la montagna. la cosa più semplice ovviamente sarebbe restare nello stagno, arenato nel fango come un galeone spagnolo nella baia di vigo. ma almeno 6 mesi all’anno bisogna fare le cose meno semplici. oggi il cielo è finalmente grigio e quasi si respira. non so perché ma non riesco più a bere l’acqua normale, solo quella frizzante o succhi di frutta.

Vocabolario per conoscerci meglio:

NON SI SA MAI: è la prevenzione portata all’apice delle sue potenzialità catastrofiche. ad esempio mi porto sempre dietro un preservativo perchè, sapete com’è, non si sa mai: metti che mi violentano sul treno, almeno gli chiedo di usarlo. e di dirmi parole gentili. (a questo proposito: alla stazione di MO c’è la “stanza delle coccole”. pare sia una cosa da città civile, cioè un posto dove le mamme possono entrare e cambiare i loro neonati. non è bellissimo? questa ovviamente è la versione ufficiale. io sono convinto sia un nome in codice per una stanza tipo dark room dove entri e c’è uno che ti stupra (e infatti io nel dubbio prevengo, vedi sopra).

MA SI’, FORSE E’ MEGLIO COSI’: ogni volta che qualcosa va male, un progetto che non va in porto, un aborto, una pizza sbagliata, una ruota bucata, qualsiasi cosa, io dico “ma sì, forse è meglio così”. intendo dire che, forse, se le cose fossero andate secondo i nostri fantomatici “piani”, sarebbero andate anche peggio. è una scuola filosofica iper-pessimista ereditata da mia nonna, che ha sempre detto così per qualsiasi evento negativo della vita sua e degli altri (cioè lei pure di fronte a un palazzo di 60 piani che crolla su una scolaresca direbbe “ma sì, forse è meglio così”).

PRENDIAMO UN GELATO: vuol dire quasi sempre prendiamo un cocktail. (vedi anche “prendiamo un caffè”)

VEDIAMO: risposta standard a qualsiasi proposta. nel 99% vuol dire no, oppure mi piacerebbe ma mi stai sul cazzo, o anche mi piacerebbe ma ho l’impressione di starti sul cazzo, oppure ancora “mi stimi ma non mi ami”, o anche “sarebbe bello ma la vita non ha senso ciao addio”. generalmente poi non ci vediamo proprio per niente.

DICI?: non sono d’accordo ma non ho voglia di argomentare e fingo di darti ragione o avere dubbi per prendere tempo e immaginare un piano di fuga da questa conversazione.

HA UN BEL MONTAGGIO: però fa cagare. (ex “ha una bella fotografia”)

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Conversazione con un tossico Oliver Hardy

– una sigaretta per favore?
– certo, ma sono leggere eh…
– cosa?
– sono leggere.
– legge… cosa?
– sono sigarette leggere.
– lèggere cosa?
– no no, leggère.
– (sguardo confuso, prende la sigaretta)
– hai anche da accendere?
– certo.
– grazie amico.
– figurati.

Lewis Carrol dove meno te l’aspetti, iper tatuato.

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Woody.