la grandezza di joaquin phoenix verrà capita solo tra qualche anno.
Equilibrio
Hai presente quando sei seduto su una sedia e ti dondoli così forte che quasi cadi all’indietro, ma all’ultimo istante riesci a tornare in equilibrio? Io mi sento così sempre.
(Steven Wright)
(tra i titoli non pubblicati di trascndtl ce n’è uno su un tizio che moriva cadendo dalla sedia a dondolo. pure io mi sento così)
Sottotitoli
ormai è un luogo comune il fatto che i film con i sottotitoli siano meglio di quelli doppiati. di quelle cose vere che però a furia di sentirle si trasformano magicamente in rottura di coglioni. negli altri paesi mica li doppiano, sono sempre sottotitolati, loro hanno le piste ciclabili e bla bla bla. ormai lo dicono anche le donne delle pulizie. per me sottotitolare e doppiare è la stessa cosa: si tratta comunque di venire in soccorso allo spettatore e di non lasciarlo solo con il mistero. le esperienze cinematografiche migliori le ho avute con i film senza dialoghi o senza sottotitoli, in lingue che non capivo. ad esempio, riciclo un personale aneddoto che ho raccontato mille volte a tutti quelli che conosco ma non l’ho mai scritto, e quindi: entro in uno di quei negozi di dvd pakistani/indiani/dio solo sa cosa. parlo un po’ con i commessi, gli dico che vorrei vedere un film che a loro piace, il loro preferito. in quel momento ero voglioso di esperienze culturali, speravo in qualche bollywood (ne avevo visto uno da poco che mi aveva sconvolto, eccessivo e meraviglioso), loro inaspettatamente prendono la richiesta molto seriamente: mi dicono di aspettare. vanno dietro al bancone, parlottano, chiamano altri amici, la cosa diventa incredibilmente seria, si sentono responsabili. non escluderei una telefonata all’ambasciata o al ministero degli esteri. dal retro spuntano altri non-caucasici ex impero britannico, discutono, mi guardano, riflettono, poi uno di loro si fa avanti e serissimo mi consegna un dvd. mi dice “questo è il nostro preferito” e io ringrazio. finalmente ho l’esperienza culturale di cui avevo bisogno. torno a casa, metto il dvd preparandomi all’esperienza che allargherà i miei orizzonti.
era arma letale.
il primo.
La realtà come la conosciamo
dato che da un po’ di tempo tumblr è diventato noioso – solo tette, gif e immagini già viste su internet nel 1998 – da qualche mese mi diverto con gli archivi fotografici. secondo i miei dati il 90% sono composti da donne che mangiano l’insalata, ma si trovano anche cose molto interessanti e vere e proprie opere d’arte, soprattutto grazie alle didascalie originali tradotte in italiano. se siete dei grafici o lavorate nei giornali, sapete di cosa parlo. ad esempio.
Donna Laptop felici di dare pollici in segno di successo seduti al computer PC con l’espressione viso eccitato. Bella, sorridente allegro multirazziale Asian caucasica ragazza studente su sfondo bianco.
Uomo anziano sulla cima di una montagna
Bambino ferito in posa come vittima di violenza domestica
simbolo per gli abusi nella Chiesa cattolica
a cui segue il semplice ma bello:
un sacerdote cattolico è disperatamente
poesia.
Due ragazze appoggiate a un muro di legno blu
qui apprezzo molto il fatto che si siano concentrati sul muro di legno blu tralasciando il fatto che le due ragazze non sono proprio il massimo dell’eterosessualità.
Fun elevato angolo di visione di un appassionato attraente giovane donna in possesso di un microfono cantando o facendo un punto durante un discorso gesticolando e puntando il dito verso la telecamera isolato su bianco
Upset giovane coppia con problemi coniugali o di un disaccordo fianco a fianco nel letto di fronte in direzioni opposte ignorando l’un l’altro
vabbè ma allora perchè stare così vicini? cazzo se c’è una cosa che odio del dormire con altre persone è stare così attaccati. cerca di vedere il lato positivo di un litigio: puoi dormire da solo!
Ubriaco che giace in un letto disordinato
credo che la vicenda del signore ubriaco meriti un minimo di approfondimento. infatti in passato se la passava meglio:
Dandy cifra con bow-cravatta, cappello a cilindro e un Monocle
ma come abbiamo visto le cose hanno preso una brutta piega nella sua vita. forse tutto è iniziato così, una mattina come tante:
Bad temperato vecchio brontolone a letto
e chissà come se la passa ora.
comunque.
di questa ho perso la didascalia, comunque a parte che sembra stia cagando sulla bilancia, esisteranno davvero donne che si pesano in questo modo? non le voglio conoscere, e loro sicuramente non vogliono conoscere me.
anche di questa ho perso la didascalia, io la chiamo “psicanalisi”. in realtà si presta a molteplici interpretazioni. apparentemente accade questo: la donna indica all’uomo che prende appunti una macchia di muffa. la scena è molto interessante perchè la parete è evidentemente recente e la macchia di muffa è palesemente falsa. le mie ipotesi sono due: 1) le macchie le ha fatte l’uomo che successivamente si è presentato come esperto di rimozione di muffa per poi fare a pezzi la donna, stuprarla e buttarla in un cassonetto; 2) la donna è pazza e la macchia di muffa è solo nella sua testa, l’uomo è uno psichiatra e sta pensando “se se, come no”.
Donna martoriata lifelessly giace nella parte inferiore di scale con un uomo senza volto, detiene una cintura, un germoglio concettuale che raffigura il processo e gli effetti della violenza domestica
il germoglio concettuale è quello che colpisce davvero.
ma ci sono anche altre piccole e grandi tragedie:
Imprenditrice effettuare una chiamata di emergenza nella toilette
e ok, fin qui può capitare. ma la cosa prende una brutta piega:
Imprenditrice piangere mentre si effettua una chiamata di emergenza nella toilette.
Imprenditrice fare una chiamata di emergenza nella toilette.
fino a conseguenze davvero imprevedibili:
Imprenditrice effettuare una chiamata di emergenza nella toilette.
Splendide scienziati fanno un esperimento in un laboratorio
ma non esistono solo le donne splendide. infatti:
grassa donna brutta. Isolato su sfondo bianco
questa modella è particolarmente odiata da chi fa le didascalie:
grassa donna sgradevole con la tazza di tè. Isolato su sfondo bianco
Donna ottenere dolore addominale dopo aver mangiato cibi grassi. Isolato.
qui il tocco geniale è quel “isolato” alla fine. isolato, appunto.
triste l’uomo vecchio e solo, seduto in una poltrona con il suo bastone
infine, la mia preferita in assoluto:
Senior woman holding a rotten banana indoor
questa la metterei proprio tra le mie opere d’arte preferite del novecento.
la signora tra l’altro è protagonista anche del celebre “Senior woman holding scissors, indoor”, opera nettamente minore alla “rotten banana” (così viene chiamata tra noi estimatori), ma comunque ha un suo perchè.
Bagini fa il treno
secondo me una delle scene più belle di tutto il cinema italiano (sorrentino continua a provarci, non ce la fai).
Tognazzi nella biografia:
Leggendo la sceneggiatura mi fissai sul personaggio dell’attore fallito. Avevo fatto per quindici anni il varietà ed era un personaggio che conoscevo, nel quale ho messo due o tre elementi della mia esperienza. Invece di fare il tip tap avrei dovuto cantare una canzoncina. Feci il tip tap, fu un’idea mia, perchè mi sembrava più efficace della canzoncina. La canzoncina avrebbe portato a uno sfottò del pubblico e basta, il tip tap invece, con il fatto di essere anziano e sentirmi male, avrebbe creato un rapporto più intenso e reso più stridente il rapporto coi quattro stronzi della festa. Avrebbe portato un’aria da piccolo melodramma.
“Rimpianti? Sì, di un piatto di spaghetti che ho avanzato. Dovevo mangiarli tutti.”
(da un’intervista a Ugo Tognazzi)
A caccia di nutrie. Per arrivare al punto giusto bisogna prendere una di quelle stradine che circondano gli stagni, quelle composte da tante buche che, se solo ce ne fosse qualcuna in più, la strada sarebbe perfettamente piana. Ma grazie a dio la fiat le sospensioni le fa bene, checché se ne dica. L’erba è molto alta e in certi punti la strada sembra sbarrata, ma basta accelerare per passarci attraverso, anche se io abbasso d’istinto la testa, come se non ci fosse il parabrezza i rami e l’erba potessero colpirmi. Poi si lascia la macchina e si cammina per mezz’ora fino ad arrivare a un fittissimo, alto e apparentemente impenetrabile canneto. In realtà è stato fatto un passaggio, non so da chi, forse pescatori di frodo, ma qualcuno si è preso la briga di tagliare migliaia di canne e per 10 minuti si cammina in uno stretto tunnel dove è praticamente buio, non c’è aria, se si alza lo sguardo verso il cielo si vedono solo canne e se ci si ferma per un attimo si è circondati da miliardi di zanzare che però non pungono e si limitano a dare fastidio e a ricordare il loro ruolo in questo pianeta.
Ogni tanto lungo il tunnel c’è qualche segnale, stracci rossi legati a una canna, o il collo di una bottiglia di birra infilato in un ramo: sono i segnali dei pescatori di frodo che indicano i punti dove è possibile entrare in acqua. Come sempre do alla camminata un senso simbolico, anche dove è veramente difficile trovare un senso, anzi soprattutto dove è difficile trovare un senso. Prima del canneto si trovava qualche durex, poi diminuiscono e oltre il canneto ovviamente spariscono, perché nessuno attraverserebbe un postaccio del genere per accoppiarsi, a parte le nutrie.
Dopotutto è quello che cerco sempre: un posto dove nessuno si è mai accoppiato e non l’ha mai nemmeno pensato. Io qui voglio stare.
STARE (Latino = stare) deriva dal termine sanscrito = “STHĀ” che significa: stare fermo, stare, rimanere, esistere, essere presente, mentre come aggettivo indica: che sta, che sta fermo, situato. STHĀ dà origine al sostantivo ĀSTHĀNA che significa: posto, base, terra e al termine STHĀNA che designa: l’atto di stare fermo , posizione, condizione, grado, luogo, regione. Da STHĀNA derivano i toponimi quali : AfghaniSTAN, cioè il luogo o la regione dove “STANNO” gli Afghani e UzbekiSTAN, KazakiSTAN, TukmeniSTAN, etc., cioè le regioni abitate dagli uzbeki, kazaki, turkmeni, etc.
Alla fine del tunnel si arriva nel punto in cui il canale converge con un fiume e lo stagno. Al centro c’è un’isoletta. Ed è lì vanno a mangiare le nutrie. Sono animali crepuscolari, quindi escono soprattutto al tramonto, ma non ho capito dove stanno e cosa fanno il resto del giorno.
Qui tutti hanno un’opinione sulle nutrie. Il 90% pensa che siano da uccidere, anche se ci sono diversità di opinioni su chi deve ucciderle e come. Sembra che varie categorie facciano a gara per farle fuori. I cacciatori vogliono ucciderle. I contadini vogliono ucciderle. Anche i pescatori vogliono ucciderle. Solo i veterinari dell’asl, che dovrebbero ucciderle, non vogliono ucciderle. Anzi, mi spiegano che nemmeno le hanno mai viste. In teoria dovrebbero mettere delle trappole, poi andare a prenderle, portarle via e sopprimerle lontano da qui.
Attenzione alle parole: se vengono uccise qui, vengono appunto uccise; se viene fatto lontano da qui, vengono soppresse. E dopo – mi spiegano – vanno incenerite, immagino per questioni igieniche, ma volendo si può dare anche a questo un significato simbolico. In realtà una soluzione più sensata sarebbe mangiarle: pare non siano male e ricordino il coniglio, ma ancora una volta il problema è quella coda da ratto che ci mette dei blocchi mentali. Se non è buono da pensare non è buono da mangiare.
Ogni nutria uccisa così costa centinaia di euro allo stato, quello stato che io proprio non riesco a scrivere con la esse maiuscola, comunque avete capito quale. Questo è uno degli argomenti più forti dei cacciatori: così costa troppo alla società, fatelo fare a noi, lo facciamo gratis. Però non si capisce dove poi metterebbero i cadaveri. Questo è un problema che i cacciatori non si pongono mai. A marcire da qualche parte, è la risposta più semplice. Penso a quando gli archeologi del futuro verranno qui, in mezzo al nulla, e troveranno cumuli di enormi denti gialli di nutria, e ogni tanto qualche durex, e si chiederanno che cazzo facessero i popoli barbari del passato, soprattutto perchè a pochi passi, tra le canne, c’è anche un frigorifero che solo dio sa com’è arrivato fin qui, e soprattutto quale sia il nesso.
Il fatto che io non abbia un’opinione sulle nutrie sorprende i miei interlocutori. Io non so cosa pensarne, quindi cercano di convincermi. Le argomentazioni di chi le vuole sterminare sono le più forti, soprattutto perché il restante 10% che non le vuole sterminare, non ha vere e proprie argomentazioni. Non sanno perché non le vogliono uccidere. La questione è complessa, concludono, che è sempre un bel modo di concludere. Mentre chi non vede l’ora di ucciderle te ne parlerebbe per ore: esultano addirittura quando sui giornali esce qualche notizia sul “controllo delle nutrie”, un’entusiasmo inspiegabile che forse andrebbe studiato.
Il posto, secondo i criteri di valutazioni più diffusi, è abbastanza scomodo: bisogna sedersi tra le canne piegate o tagliate – meglio le prime perché le secondo sono appuntite e ogni 20 secondi danno l’impressione che un insetto vi stia pungendo – e a proposito di insetti: ce ne sono migliaia, di ogni tipo, ma come sempre quando ce ne sono migliaia di ogni tipo, dopo un po’ non si fa più caso. Un ragno su una mano, una formica sull’altra, dietro qualche canna si muove, forse un serpente che passa, e ovviamente nuvole di zanzare. Dopo un po’ mi sento più a mio agio che a casa mia.
E’ sempre così: dopo l’iniziale difficoltà di adattamento, mi scopro totalmente a mio agio tra larve, carcasse di animali morti e contenitori di plastica galleggianti nella melma. Sdraiati sull’erbetta verde davanti a un torrente o un ruscello dove l’acqua pulita scorre allegramente, con alberi, cielo azzurro, nuvole e colline o montagne all’orizzonte, è facile lasciarsi andare a pensieri sulla vita, il senso dell’esistenza, l’amore e perfino dio, un po’ come capita quando si fa la doccia. Ma qui, davanti all’acqua stagnante, il putridume, le zanzare, animali che in continuazione si uccidono tra loro, decomposizione, rifiuti galleggianti, i pensieri sono di tutt’altra natura. La morte, la dichiarazione dei redditi…
Dopo un po’ si sente il suono di qualcosa che si tuffa in acqua. Inizio a guardarmi intorno ma a parte i tantissimi uccelli non si vede niente. Poi appaiono le prime nutrie. Fanno schifo. Le ho viste tante volte nelle città ma sempre di sfuggita. In sostanza sono dei grossi ratti d’acqua. Subito mi viene detto che fanno schifo solo per quella grossa coda che ricorda i ratti, ma in realtà sono come dei castori. Il punto è che anche i castori secondo me sono dei grossi ratti d’acqua e fanno schifo. Dopo un quarto d’ora credo di aver capito tutto sulle nutrie: mangiano, si tuffano in acqua, poi riemergono e mangiano ancora e a volte si grattano mentre continuano a mangiare. Non fanno altro, a quanto pare. Mi viene detto che a volte hanno aggredito l’uomo, ma lo fanno quando hanno i piccoli. O almeno così si dice. Mi viene detto anche che le nutrie sono nella lista dei 100 specie invasive più dannose al mondo. Tornato a casa cerco su Wikipedia e intanto scopro che questa classifica esiste davvero, e poi che sì, le nutrie ci sono. Scopro anche che sono caratterizzate dalla seguente formula dentaria:
E’ una classifica interessante. Ci sono anche le capre, i gatti e le lumache. Praticamente tutti i miei animali preferiti. La storia di come le nutrie si siano diffuse da noi nei fiumi e nei canali, anche in città, è molto interessante. Il concetto di molto varia a seconda di quanto tempo siate seduti in una posizione scomoda tra le canne e le zanzare. Io ci sono stato abbastanza da trovare la storia della diffusione delle nutrie interessantissima. Riassumendo: servivano le per le pellicce, ora non servono più e quindi sono un problema.
Accovacciato così, con uomini grossi e virili, tra il caldo insopportabile, le canne e le zanzare, mi sento come un soldato in un film sulla guerra del Vietnam. Però qui non si può fumare, dato che potrebbe prendere fuoco tutto e allora non sarebbe così divertente come il Vietnam, o forse sì. Mi chiedono ancora una volta cosa ne penso delle nutrie, nonostante mi sia già stato chiesto venti volte e abbia risposto sempre non lo so. Forse è giunto il momento di improvvisare un’opinione. Penso che io in realtà tifo per le nutrie, come tifo per qualsiasi che destabilizzi il finto equilibrio. Sogno che le nutrie prendano il sopravvento e invece di rubare negli orti, scavare gallerie e aggredire cani, inizino a entrare nelle case, trascinare via i neonati dalle culle e mangiarli vivi nel canneto. Nutrie che marciano nelle autostrade, conquistando prima le periferie e poi i centri delle città. Quindi dico: sicuramente è un problema, vanno controllate, però la questione è complessa. E’ la risposta più semplice, viene tollerata anche se non compresa, dato che tutto ciò che non è entusiasmo per la morte non viene facilmente digerito. Rivaluto l’ipotesi delle nutrie che rapiscono i neonati, anche lì c’è l’entusiasmo per la morte, ma decido – per ora – di tenermela per me.
Alla fine le nutrie le guardiamo e basta. E’ quel genere di animali che non si capisce dove si trovi bene. Sulla terra sembra che non vedano l’ora di andare in acqua, poi in acqua nuotano in modo ridicolo, tenendo la testa e a volte la coda fuori, come se l’acqua gli facesse schifo, e allora tornano sulla terra. Si grattano, mangiano erba, si guardano intorno, con questi grossi denti gialli del tutto fuori luogo. Mi sento come le nutrie? No, per carità. Mi sento come le larve che galleggiano sulle zattere di fango nelle pozzanghere. Uno mi dice che quelle che vediamo sono piccole, anche se a me sembrano le più grandi che abbia mai visto, e si favoleggia di nutrie grandi il doppio. Classiche leggende da cacciatori o pescatori. Di qualsiasi animale, c’è qualcuno che l’ha visto grande il doppio o il triplo. “Di solito escono da quel buco” mi dice uno. Lo fissiamo per mezz’ora ma non esce niente. Torniamo nel tunnel.
Lo schizofrenico alcolista
beve solo in compagnia.
Vocabolario
Differenziata: un giorno o l’altro mi farò a pezzi e mi butterò nell’umido, mettendomi fuori nel giorno della plastica.
Crescendo: dipende, ce ne sono di tre tipi: quello rossiniano, il migliore; quello di quando tutti i tuoi vecchi amici o si sposano o fanno figli o cercano “stabilità”; poi c’è il terzo, il peggiore, che è tanto brutto che manco si può dire.
Stabilità: sapere sempre dove e come uccidersi. O a chi mandare una mail.
Purtridume: una delle mie parole preferite della lingua italiana, forse proprio la mia preferita. e niente, ce la volevo mettere.
Polpo: uno degli animali più intelligenti e belli che ci sono e, per sua sfiga, anche uno dei più buoni da mangiare. se si aggiunge una T alla fine è un’altra cosa.
La cameriera che, dopo l’antipasto, la pizza e il dolce, si presenta al tavolo e chiede “Terminator?”. O almeno così ho capito io sperando in una interessante svolta della serata. Comunque, se dovessi scegliere, sicuramente direi il secondo Terminator.
Vocabolario
Prevenzione: bere prima di partire, perchè bere mentre si guida è pericoloso.
Fotografia: riproduzione fotografica di te che degli sconosciuti vedranno anni dopo sulla tua lapide e diranno “ma che brutto questo, venite a vedere questo, ahah ma poi che nome aveva? troppo brutto”.
Amore: in estate i rovi diventano qualcosa di più di posti scomodi dove cadere in bicicletta, quindi si può andare a raccogliere dei deliziosi per quanto imperfetti frutti, le more. e si dice appunto: andare amore.
Plugin: una parola che non avreste mai pensato di pronunciare prima del 2004. ora vi capita almeno una volta a settimana e una lacrima invisibile scorre sul vostro viso pensando a tutto il tempo passato e soprattutto a quello che deve ancora passare, chissà quanto poi.
La sobrietà (seconda parte)
La sobrietà
poi non dite che io non mi interesso alla politica. ogni volta che leggo “Questo commento ha ricevuto troppi voti negativi” su youtube, clicco su “non è spam”, senza nemmeno leggere. è una questione di principio.
Tanto gentile
tra i confessi insegretabili, ne ho uno davvero di difficile inspiegazione: una perversione preoccupante per “tanto gentile e onesta pare” di dante. che poi dante fa cagare, ma così: per un fatto politico. tipo beatles merda, o basta con la rucola. eppure, davvero: non resisto a quei versi. sospiro.
Stasera va così
Vocabolario
Insonnia: quando controlli l’ora e sono le 3.30, passa mezz’ora e sono le 3.32, allora dici “guardo un film”, ma il film fa cagare.