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Neanche un prete per chiacchierar

Metà aprile e l’estate mi ha già rotto il cazzo. Non c’è la luce giusta, ci sono i turisti, le pizzerie cambiano i prezzi e non si sa più dove andare. Vai sotto un ponte a impiccarti e ci sono due tedeschi minorenni e mezzo ustionati chi chiavano. Il mio anno ideale è così composto: Gennaio Marzo Marzo Marzo Marzo Marzo Giugno Giugno Settembre Ottobre Novembre Dicembre. La mia settimana invece così: Lunedì lunedì lunedì Giovedì Venerdì Lunedì Lunedì. Colori preferiti: grigio, nero, molte tonalità di verde. Numero di telefono: 3401171554. Nel prossimo post la mia proposta per cambiare ordine delle lettere nell’alfabeto.

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Editor: è come dire “lavoro nel porno” ed essere quello che asciuga lo sperma dal pavimento dopo che vengono girate le scene.

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Era nel fondale melmoso

raparsi a zero non basta. forse togliere via la pelle, lo scalpo. scoperchiarsi. versare il liquido: direttamente. togliere i denti, dritto alla fonte. hanno trovato il corpo, era nel fondale melmoso. la vicina dice al marito: però anche questi giovani, sfidare così la natura. il marito non risponde. una macchina capovolta, il poliziotto mi guarda negli occhi e con la paletta mi fa cenno di passare. il cassiere è dispiaciuto del fatto che oggi pago in contanti. mi dice buonadomenica, anche a te, gli rispondo. esco dal supermercato con un sorriso, come si fa quando si risponde a un augurio inaspettato. perchè mi ero dimenticato che oggi è sabato e domani e domenica e lunedì è lunedì. l’intera giornata alla ricerca di un remo blu. sembra facile ma non è così. ritentare lunedì, forse più facile. trovi le barche incatenate, ci sono anche quelle giuste, ma i proprietari non ci sono. provo a sollevarne una per capire quanto è pesante, un vecchio da lontano mi guarda male. prendere la pizza? no, il sabato c’è da aspettare troppo e da scambiare battute. si commenterà il ritrovamento del corpo. era nel fondale melmoso. potrei riciclare il commento della vicina al marito: però anche questi giovani, sfidare così la natura. mi sento abbastanza in linea con il suo pensiero. probabili reazioni negative? forse, e comunque c’è troppo da aspettare. va sossopra il suo cervello, ei sta presso a naufragar. domande più frequenti degli ultimi anni: fatte: le patate sono arrosto o fritte? ricevute: ehi, ancora vivo? nuovi slogan: credere obbedire saltare la fila.

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E poi dal taverniere bere un bel bicchiere

è passato quasi un anno ma confermo

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Perché qua sta succedendo qualcosa, ma tu non sai cosa

bisogna costruire libri come case accoglienti. quelle case che quando entri pensi: oh, ma perché non abito qui? frigo pieno, divano comodo, temperatura giusta, perfino la moquette. in realtà odio la moquette, è un’illusoria protezione dall’esistenza. ma il punto è questo: bisogna entrarci e volerci restare, come una trappola dolce come il miele e affilata come… il punto forse è un altro ancora: sono tanti punti, non uniti, separati ma vicini, che emettono suoni delicati e fanno il nido nei posti più impensabili. regola n.61: ogni tre anni bisogna riscoprire bob dylan.

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Don’t Forget

a proposito di questo post, vista poco fa.

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Problem solving

vivere da solo, non avere mai nessuno a cena, eppure ritrovarsi VENTI bicchieri sporchi. come si spiega? voi matematici che sapete tutto, come ve lo spiegate?

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Le strisce bianche portano a casa

Ricordatelo.

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Ed io non voglio più essere io

ho tre scene preferite di giulio cesare che non dirò. ho una scena preferita dell’intervista di oggi che invece dirò. come sempre le risposte migliori le danno a microfoni spenti. esempio: “non guardo i film per non vedenti, guardo quelli normali che danno in tv. ascolto i dialoghi, però a volte ci sono dei momenti di silenzio… di solito vuol dire che si stanno baciando.” sceneggiatori di merda. peperoni verdi di merda. io di merda. bisognerebbe partire da questo: l’eliminazione di quanto non necessario. via le scene dove si baciano, via i peperoni di merda, via giulio cesare, ma soprattutto: via io.

1) capitolazione necessaria:

se c’è una cattiveria che i genitori possono fare ai figli non ancora nati è far sentire loro la bella musica. perché illuderli così? è un classico di molte cosmogonie, la conoscenza del mondo tramite l’illusione, però: ipotizziamo che il neonato sia un essere alieno dotato di coscienza, diciamo che sta viaggiando verso un altro pianeta. per 6 mesi – pare infatti che sentano dal terzo mese in poi – crescono in un luogo meraviglioso e accogliente, buio, umido, nutriti e riscaldati, con echi di bach, pergolesi, rossini che arrivano dall’esterno. è chiaro che questo essere alieno non vede l’ora di uscire fuori/arrivare al nuovo pianeta: si aspetta che una volta arrivato nel pianeta terra ci sia chissà quale paradiso ad attenderlo. non è così. si fa il cammino inverso. gli si dà prima il paradiso per poi, una volta nati, dirgli che era tutta una messinscena. non fate ascoltare la bella musica ai vostri bambini non ancora nati. meglio ancora: non fate bambini. ma se proprio dovete, compratevi degli amplificatori potente e fate sentire ai non ancora nati urla di dolore e registrazioni di motoseghe (si trovano su youtube stupende registratori lunghe ore e ore di rumori fastidiosi): poi – sempre se proprio vi sentite in dovere di farli nascere – quando vengono fuori spiegate come stanno le cose, insegnateli a scaricare la musica, o dategli i soldi per comprarla.

2) credo di aver battuto il record mondiale di filtri di gmail.

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DINO.


vooollhare
oh oooh
egandare
uoh oh-oohh
no uonder mai api arz sings
iar lav asghiven mi uings
penzo che un sogno così non ritorni mai più
mi dipingi collemani e la faccia di blu
poi dimbroviso denido dal vento rapitho
e incominciavo a vollare nel gielo infinito
vooollhare
oh oooh
egandare
uoh oh-oohh
nel blu dipinto di blu
echidige di stare lassù
evollavo vollavo venice più in allte del sole col colon più su
mentre il mondo pian piano espariva lonthano lajù
uno miusico dolge suonare soltanto per me
vooollhare
oh oooh
egantare
uoh oh-oohh

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Il mio sogno è il vostro incubo

Il mio sogno è Giuseppe Di Stefano che canta Pain dei Soulfly e Max Cavalera che canta Il lamento di Arianna di Monteverdi. E poi tutti e due insieme che cantano Sì ch’io vorrei morire, sempre di Monteverdi.

Questo, e la completa eliminazione dei peperoni verdi.

Veramente: non chiedo altro.

Curiosità: pochi sanno che Max Cavalera è stato battezzato in Vaticano e che Giuseppe Di Stefano in privato adorava una divinità di sua invenzione chiamata Ixumotz.

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La teoria della pizza sbagliata

L’ho voluto io, no? E’ la mia teoria della pizza sbagliata: non lamentarti, anzi ringrazia il cameriere scarso per l’occasione che ti ha dato. E’ un po’ come quando a backgammon ti viene un doppio 5 (che preferisco al doppio 6) e pensi che culo, e poi perdi. Non c’è niente da imparare e questa è l’unica cosa che c’è da imparare. La strada era brutta, ma non pensavo fosse così brutta. Regola n. 38: affidarsi alle indicazioni. Regola n.39: c’è solo il primo cartello, poi spariscono le indicazioni e ti ritrovi su una montagna lontano da tutto, non c’è nessuno a cui chiedere e non prende il telefono. Regolare. La macchina si ferma, forse è partita la batteria. Scendo a motore spento, faccio tutta la montagna così, la macchina in discesa parte, arrivo al paese sperando in un meccanico aperto ma – pizza sbagliata – la ruota sinistra inizia a saltare. Bucata. Quindi: fermarsi nella via più trafficata del paese e tentare di cambiare ruota sotto gli sguardi divertiti e stronzi degli indigeni. Quindi chiedere dov’è il meccanico, ordinare a due villici di spingere la macchina (mai chiedere per favore ma impartire ordini come azioni inevitabili non lasciando spazio al ragionamento e ai no), arrivare dal meccanico che sta per chiudere, non è la batteria, dice, è il motorino d’avviamento. Cambia poco, fai quello che devi fare io ti pago. Poi andare dal gommista che ha già chiuso, ma per fortuna abita là dietro, mi dà una ruota nuova, quindi andare dove devo andare. La pizza era comunque buona. Bar-paninoteca: entri e non hanno niente di solido, solo patatine nel pacchetto, e comunque la barista non ti risponde. Regola n.47.

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E’ giunta mezzanotte

ma no, non sono nemmeno le undici. ma è il momento del Manifesto dell’atto creativo come atto di rivalsa. Overtura:

[musica]

1. E’ evidente che è ha senso realizzare solo opere radicali motivate da odio, vendetta e rancore. E’ necessario perciò abolire il pensiero e lasciarsi andare: abbandonarsi agli eventi, alle casualità, a se stessi. Nient’altro sarà interessante. Tutto ciò che non sarà abbandono e naufragio rappresenterà intrattenimento, ovvero partite ben giocate ma perse. E l’obiettivo non è giocare bene, ma battere l’avversario, cioè: l’altro, l’altra, la vita, se stessi, il mondo intero. Dunque: bandire l’attualità, dimenticarsi del tempo, interdire gli affetti semplici e ancor più quelli complessi, rincorrere i propri fantasmi, denudarli, inchiodarli, scuoiarli, bruciarli. Ogni opera dovrà simbolicamente sostituire un atto di violenza, poiché Dio ha creato l’universo e all’artista spetta distruggerlo. Compito dell’arte non è la corretta digestione né l’arricchimento spirituale. Compito dell’arte è il suo annientamento.

(Domenico Modugno, lettere private)

2. mia nonna mi ha raccontato che quando era piccola il venerdì che moriva gesù sua nonna (mia Xnonna) le diceva che ora che non c’era più gesù il diavolo prendeva il comando. questo fino alla risurrezione. quindi siccome per tre giorni in casa ci sarebbe stato il diavolo, la mattina, quando si alzavano, passavano un paio d’ore a sbattere le cose, le porte, i cassetti, gli armadi, questo per mandare via il diavolo, che a quanto pare è tipo che si spaventa facilmente. mi ha raccontato anche che i preti ora non riescono più a benedire le case di persona – perchè c’è troppa gente, e nessuno che parli di pianificazione delle nascite – quindi mandano la boccetta d’acqua santa e ognuno se la benedice da solo. le ho chiesto perchè il prete non benedisse direttamente l’acquedotto, così l’acqua benedetta uscirebbe dai rubinetti e avremmo risolto il problema. ma non è una buona idea per due motivi soprattutto: 1) ci si può lavare il culo con l’acqua benedetta, e non va bene, è spreco; 2) l’acqua arriverebbe anche ai non credenti, che oltre a non volerla perchè sono cagacazzo, non se la meritano neppure.

3. Si fa per dire. Letteralmente. Mi accorgo che metà è urgenza fisica, metà è per poi dire di averlo fatto. Un’altra metà (150%) è evitare il suicidio. Quando le due ragazze di O. mi hanno chiesto perché stavo per dire la verità, poi mi sono ricordato le volte che c’ho provato. Evitare.

4. con A. ragioniamo sul fatto che quello che facciamo lo facciamo anche per vendetta. vendetta nei confronti di chi ci stima ma non ci ama, di chi nemmeno ci stima, di tutti i vaffanculo ricevuti, i 4 di picche, i 64 di picche, le mail stronze, i colloqui di lavoro inutili, i figli di papà, i lavori di merda, i milanesi (tranne quelli che sganciano soldi, quelli sono bravi) ecc. ecc. l’arte come vendetta nei confronti della vita, ecc. ecc.

5. galleggiare dolcemente: a G. dormiamo in un b&b spettacolare. la proprietaria è una bellissima cicciona entusiasta. appena la vedo mi innamoro, la vorrei sposare, ma è già sposata, e comunque lei mi rifiuterebbe. una lacrima invisibile scende sulla mia guancia, si ferma nella barba, dove coltivo patate, pomodori e brutti pensieri. lei ha entusiasmo per ogni cosa, soprattutto per le cose brutte. il wifi non va, te lo dice con entusiasmo. non si trova parcheggio perchè c’è un funerale, lei è iper entusiasta: “c’è molta gente perchè è morto un giovane!” mi dice. veramente: da abbracciare.

6. fare una doccia in questo posto è un piacere. decido di non lavarmi mai più. è molto meglio di casa mia a C., e anche A. ne conviene. decidiamo di fare docce e cagate tattiche, solo in posti così accoglienti. A. resta così colpito dal posto che decide di registrarsi su trip advisor e recensirlo: ma non gli dà il massimo, perchè dice che se no sembra un voto finto, e poi a volte il wifi non andava. ha ragione, ma il senso di colpa peserà su di lui per sempre. forse la cicciona meritava il massimo. A. dice che il massimo è Casa, io gli faccio notare che casa mia a C. non si merita più di uno e mezzo, mentre casa dei miei… toh, forse 3.

7. ad un attimo di amore che mai più, ecc. ecc.

8. capre, capre, ancora capre. penso titoli idioti: capre diem. decido di comprare una capra e mettermela in giardino. sono animali splendidi e inizio ad amarli. poi però stronzate burocratiche, possibilità di vicini che rompono le palle – soprattutto una – quindi per ora rimando. ma il metodo è questo: avere 10 problemi, per risolverli aumentarne il numero, crearsene di nuovi, mischiare le soluzioni, stare a guardare. girare. non a caso si dice girare un film. si tratta appunto di girare, girare su stessi.

9. sulle sponde del lago l’attesa è lunghissima. ogni tanto mi accuccio nell’erba umida, come in stalker. l’erba umida è perfino più accogliente del b&b di G. dovrei recensire questa su trip advisor. A. si annoia, però ha internet e quindi resiste. poi sento che ha una certa fiducia in me, e comunque è sempre meglio di ammazzarsi. su questo punto – fondamentale – siamo d’accordo. io insisto su alberi e cortecce. parto con pipponi e spiegazioni, lui mi caga poco, non capisco se è stanchezza o se proprio non mi vuole ascoltare. spero nella seconda, perchè posso anche capire che non mi voglia seguire nei miei discorsi, ma per me è importante che mi segua fisicamente. se ho scelto lui, tra i vari motivi, c’è anche la sua resistenza fisica, mi attirava molto il fatto che facesse le maratone. i maratoneti sono una specie interessante di malati mentali. correre non è naturale, è naturale camminare. correre per un po’ può essere divertente, fino al trentesimo chilometro, quando, mi ha spiegato A., più o meno tutti i maratoneti entrano in crisi. ora, lì il corpo si dovrebbe fermare e godersi la stanchezza, invece loro vanno oltre per altri 12 km. sono questi 12 km che mi interessano ed è per questi 12 km che A. mi piace. il fatto stesso che provi queste sensazioni mette in secondo piano il prodotto finale. potremmo anche non girare, potremmo anche non aver registrato un singolo secondo.

10. nella nebbia, con il vento, con il sole. raramente ci fermiamo. è tutto fatto di benzina, penso che il petrolio, inquinamento a parte, è davvero meraviglioso. brutto quando si tira fuori, poi si trasforma in plastica meravigliosa, liscia e colorata, oppure film. faccio assaggiare la burrida, le ostriche e le otziadas ad A. ci tenevo, per me il cibo è condivisione. uno dei pochi momenti. gli faccio assaggiare anche il costamolino di argiolas, che raramente non piace. mangiamo assieme a S. e T., un americano che ha fatto anche l’attore porno. mi piace subito, andiamo d’accordo. dice eja, vaffanculo, porco dio, si ubriaca subito, mi tocca seguirlo nonostante il voto di castità. ma almeno una cosa che mi fa male devo farla, non posso rinunciare a tutto contemporaneamente. poi l’americano mi piace davvero. è come un bambino. insiste sul suo cazzo, forse vuole che gli si facciano delle domande, tipo se è grosso ecc., domande che evito accuratamente. mi chiede se voglio funghi, intendendo quelli allucinogeni. troppo tempo è passato, dico di no, anche perchè sarebbe più sensato chiedere ai funghi se vogliono me.

11. non è vero che siamo gli unici animali che vivono sapendo di morire: siamo gli unici convinti di essere gli unici in qualche cosa. il lombrico è oltre il sapere o non sapere una cosa. in bagno ho varie illuminazioni e giochi di parole puerili, tipo cubo del culo. a lei sarebbero piaciuti? pensare a lei in bagno mi sembra una giusta fine, o un giusto inizio.

12. bach-gammon: quando gioco da solo a backgammon e ascolto bach. le partite a backgammon con mia madre sono l’unica cosa che mi manca di casa, assieme all’acqua calda, i gatti, la libreria, i divani, il frigo pieno, il corriere simpatico della sda. è un gioco che purtroppo viene male da soli, non è come gli scacchi. oltretutto è molto meglio degli scacchi, solo che la gente non lo sa. negli scacchi vince la strategia, nel backgammon la strategia può andare a farsi fottere in un secondo perché è tutto imprevedibile e insensato, come nella vita. puoi farti i piani che vuoi, fare tutte le mosse giuste e anticipare tutte quelle dell’avversario, poi però i dadi e la geometria decidono che devi morire. negli scacchi hai l’illusione del controllo. se perdi, è perchè l’altro è stato più bravo, o perchè hai commesso un errore. per rendere il gioco più interessante dovrebbe esserci la possibilità che in un momento qualsiasi la scacchiera esploda. così sarebbe una riproduzione più fedele della realtà. ogni piano è il piano di un fallimento, tentato, rimandato, sfiorato, compiuto. in questi giorni non gioco a backgammon e mi dispiace.

13. è arrivato il quadro, ora non resta che appenderlo, ovvero appoggiarlo per terra per 4 anni rimandando di giorno in giorno l’acquisto di chiodi e martello. è molto bello, soldi ben spesi. è l’unica cosa che ho comprato per questa casa assieme alla spazzola per il cesso. per me è un’immagine fondamentale.

14. peperoni alla griglia: ho l’impressione che i gialli siano più buoni dei rossi, non so perchè. i verdi non li prendo nemmeno in considerazione.

15. cinema d’opposizione, di vendetta, di rivalsa. bisogna farlo contro qualcosa, non per qualcosa. contro le ex, contro i cinema d’essai, contro la vita, contro se stessi. l’energia dell’odio è infinitamente più produttiva dell’energia dell’amore. ovviamente ci sono le eccezioni, vedi schumann, che quando ha iniziato a chiavare ha sfornato centinaia di bei pezzi all’anno, ma lui era sofferenza e felicità allo stesso tempo, un professionista dello stare meglio stando male. non è cosa per me. io ho un campanello nella testa.

16. quindi partiamo, facciamo da berchidda verso giù, verso nuoro, centinaia di km di curve, nebbia, pioggia, musica insensatamente alta. ci fermiamo in un posto isolato, inizio a parlare con uno, lo intervisto, mezz’ora dopo siamo a casa sua a bere vino (10. 20), lui bacia la statua di san giuseppe e nella stanza a fianco si sente la madre ammalata che chiede chi c’è, la madre ha il fuoco di sant’antonio. immagino che questo tradimento sia motivo di discussione in famiglia, dove san giuseppe sembra al di sopra di tutto. lui dice che l’amore non gli interessa, le donne non servono a niente, ha 68 anni – anche se ne dimostra 48 – e vive da sempre con la madre. mi chiede il mio numero di telefono e mi dà il suo. gli chiedo di raccontarmi un sogno, ha sognato san giuseppe ma non si capisce bene cosa gli ha detto. giusto così.

17. poi ci spostiamo ancora, non so dove voglio andare, A. non fa domande (idolo), ma capisce che bisogna andare. per strada un vecchio che zoppica si ferma a parlare, gli si è fermata la macchina, lo accompagno nel suo paese, prima ci porta in un bar, poi a casa sua e ci offre formaggio, pane e salsiccia. vive solo, al posto del lampadario ha salami, anche lui non è interessato all’amore, dice che è stato fidanzato per 2 anni e poi basta. buio e odore di chiuso misto a salami. tutta una vita senza donne, che non servono a niente. alla fine ci mostra una pergamena del 1400 a cui tiene molto. ci racconta un po’ della sua vita e poi andiamo via. gli compro un casizolu. molto buono.

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San Michele aveva un gallo

In questi giorni sono più o meno così:

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Vatican Leaks

Mio caro Jorge,
da ieri a oggi non ho fatto altro che pensare a te. Quante Ave Maria ho dovuto recitare! Ma non basterebbero cento, mille o centomila Ave Maria per togliermi quel pensiero! Più dolci del vino sono le tue carezze, più inebrianti dei tuoi profumi. Tu stesso sei tutto un profumo; vedi, le ragazze si innamorano di te! Prendimi per mano e corriamo. Portami nella tua stanza, o mio re. Godiamo insieme, siamo felici. Il tuo nome è più dolce del vino!
Che dolore sapere che siamo così vicini eppure così lontani.
Tuo,
Joseph

Mi amor!
Non volevo scriverti, ma come posso ignorare questa tua lettera? Oggi non facevo altro che inciampare, sussultare, balbettare. Troppe emozioni, troppo sentimento; nel mio cuore non c’è mai abbastanza spazio. I tuoi occhi son come le vasche di Hesebon alla porta di Bathrabin, il tuo naso quasi una torre da Libano che guarda a Damasco. E che dire dei tuoi piedi? Oh, galeotta lavanda! Mio Joseph, dovrei dirti di essere forte e dimenticare, ma come posso dirti questo se io pure da ieri non faccio altro che pensare a te? Sono al buio e penso a te; chiudo gli occhi e penso a te.
con dolore e mucho amore,
Jorge

Mio Jorge,
come mi piace quando mi parli in quella tua lingua così maliziosa! El Corazón tu mi fai battere. Non avrei voluto dirtelo, ma ormai la penna è sul foglio e dunque lasciamoci andare: ieri notte, dopo il nostro incontro a Castel Gandolfo, ho sognato noi due insieme nell’orto dei Getsemani. Si correva spensierati, poi stremati ci buttavamo tra i fiori e abbracciati guardavamo le nuvole passare. Sciocche fantasie, lo so! Io prego perché questa notte sia più breve di quella di ieri, per quanto ogni nuova alba è un nuovo dolore finché io sono lontano da te.
Che sia breve questa notte,
Joseph

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Nel frattempo a Castel Gandolfo…


Joseph prese la mano di Jorge. Jorge sentì come un sussulto al cuore; forse arrossì, ma cercò di non perdere il controllo. “Preghiamo insieme” disse malizioso Joseph. I due si inginocchiarono vicini. Erano così vicini che l’uno poteva sentire il respiro dell’altro come se fosse il proprio. Sull’inginocchiatoio la mano di Jorge andò lentamente a cercare quella di Joseph, che continuò a pregare a occhi chiusi, senza però ritrarla. Come se avesse avuto il permesso, Jorge a quel punto decise di osare: prese la mano di Joseph e la portò tra le sue gambe. Solo a quel punto Joseph smise di pregare, aprì gli occhi e disse: “Jorge, ho il cuore pieno di gioia”. Jorge sorrise, le labbra si avvicinarono e si unirono in un bacio appassionato e liberatorio. “Lo so cosa ti piace” sussurrò Joseph, come se ancora stesse pregando. Con movimenti lenti e maliziosi si liberò della sua scarpetta rossa e porse il piede a Jorge. “E’ passato così tanto dal 1962…” accennò Jorge e poi iniziò a baciare lentamente il piede di Joseph. “Il tempo dell’amore è eterno” disse Joseph chiudendo gli occhi e buttando la testa all’indietro.