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Educazione tibetana

Un pittore che svolgeva la sua attività principale decorando templi, spesso rappresentava fantastici esseri con il corpo umano e la testa di animale, come si suppone siano gli aiutanti di Shinje. Il figlio del pittore, che era ancora molto giovane, spesso stava accanto al padre mentre questi lavorava si divertiva a guardare i mostri che mano a mano apparivano nell’affresco. Accadde che il ragazzo morì ed entrando nel “Bardo” incontrò le terribili immagini che gli erano familiari. Tutt’altro che spaventato egli cominciò a ridere: “Ah! Io vi conosco tutti! Mio padre vi ha dipinti sulla pareti”, disse e cercò di mettersi a giocare con loro.

(da “Mistici e maghi del Tibet” di Alexandra David-Néel. il Bardo non è Shakespeare, ma lo stadio intermedio tra vita e morte, quando la coscienza si separa dal corpo, o quando l’acido vi becca male. avevo in mente anche un post dal titolo “educazione nana”, con la foto di un nano super tatuato e il sottotitolo “la storia di un nano troppo cazzuto e pieno di tatuaggi che fa cose troppo cazzute e piene di tatuaggi” ma non ho trovato l’immagine adatta. come se l’avessi fatto.)
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Abbiamo il coraggio di dirlo

Per dire: mio nonno alla mia età aveva fatto la guerra e due figli e io invece me ne sto in casa a bere e fare headbanging da solo davanti al computer.

Nonno: ERI UN COGLIONE.

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Rot

In pratica diventare adulto consiste nell’invecchiare fisicamente e rendersi conto che a 17 anni avevo già ragione su tutto. Per dire: gli stessi pezzi metal che ascoltavo a quell’età e che mi apparivano un po’ ingenui e pensavo “chissà, da adulto riderò di questo momento”, oggi mi sembrano perfettamente sensati. Alla fine è questo il senso della vita: il metal aveva ragione.

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Ricordatevi che si parte sempre da dormire.

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Neanche un prete per chiacchierar

Metà aprile e l’estate mi ha già rotto il cazzo. Non c’è la luce giusta, ci sono i turisti, le pizzerie cambiano i prezzi e non si sa più dove andare. Vai sotto un ponte a impiccarti e ci sono due tedeschi minorenni e mezzo ustionati chi chiavano. Il mio anno ideale è così composto: Gennaio Marzo Marzo Marzo Marzo Marzo Giugno Giugno Settembre Ottobre Novembre Dicembre. La mia settimana invece così: Lunedì lunedì lunedì Giovedì Venerdì Lunedì Lunedì. Colori preferiti: grigio, nero, molte tonalità di verde. Numero di telefono: 3401171554. Nel prossimo post la mia proposta per cambiare ordine delle lettere nell’alfabeto.

Vocabolario

Editor: è come dire “lavoro nel porno” ed essere quello che asciuga lo sperma dal pavimento dopo che vengono girate le scene.

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Era nel fondale melmoso

raparsi a zero non basta. forse togliere via la pelle, lo scalpo. scoperchiarsi. versare il liquido: direttamente. togliere i denti, dritto alla fonte. hanno trovato il corpo, era nel fondale melmoso. la vicina dice al marito: però anche questi giovani, sfidare così la natura. il marito non risponde. una macchina capovolta, il poliziotto mi guarda negli occhi e con la paletta mi fa cenno di passare. il cassiere è dispiaciuto del fatto che oggi pago in contanti. mi dice buonadomenica, anche a te, gli rispondo. esco dal supermercato con un sorriso, come si fa quando si risponde a un augurio inaspettato. perchè mi ero dimenticato che oggi è sabato e domani e domenica e lunedì è lunedì. l’intera giornata alla ricerca di un remo blu. sembra facile ma non è così. ritentare lunedì, forse più facile. trovi le barche incatenate, ci sono anche quelle giuste, ma i proprietari non ci sono. provo a sollevarne una per capire quanto è pesante, un vecchio da lontano mi guarda male. prendere la pizza? no, il sabato c’è da aspettare troppo e da scambiare battute. si commenterà il ritrovamento del corpo. era nel fondale melmoso. potrei riciclare il commento della vicina al marito: però anche questi giovani, sfidare così la natura. mi sento abbastanza in linea con il suo pensiero. probabili reazioni negative? forse, e comunque c’è troppo da aspettare. va sossopra il suo cervello, ei sta presso a naufragar. domande più frequenti degli ultimi anni: fatte: le patate sono arrosto o fritte? ricevute: ehi, ancora vivo? nuovi slogan: credere obbedire saltare la fila.

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E poi dal taverniere bere un bel bicchiere

è passato quasi un anno ma confermo

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Perché qua sta succedendo qualcosa, ma tu non sai cosa

bisogna costruire libri come case accoglienti. quelle case che quando entri pensi: oh, ma perché non abito qui? frigo pieno, divano comodo, temperatura giusta, perfino la moquette. in realtà odio la moquette, è un’illusoria protezione dall’esistenza. ma il punto è questo: bisogna entrarci e volerci restare, come una trappola dolce come il miele e affilata come… il punto forse è un altro ancora: sono tanti punti, non uniti, separati ma vicini, che emettono suoni delicati e fanno il nido nei posti più impensabili. regola n.61: ogni tre anni bisogna riscoprire bob dylan.

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Don’t Forget

a proposito di questo post, vista poco fa.

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Problem solving

vivere da solo, non avere mai nessuno a cena, eppure ritrovarsi VENTI bicchieri sporchi. come si spiega? voi matematici che sapete tutto, come ve lo spiegate?

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Le strisce bianche portano a casa

Ricordatelo.

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Ed io non voglio più essere io

ho tre scene preferite di giulio cesare che non dirò. ho una scena preferita dell’intervista di oggi che invece dirò. come sempre le risposte migliori le danno a microfoni spenti. esempio: “non guardo i film per non vedenti, guardo quelli normali che danno in tv. ascolto i dialoghi, però a volte ci sono dei momenti di silenzio… di solito vuol dire che si stanno baciando.” sceneggiatori di merda. peperoni verdi di merda. io di merda. bisognerebbe partire da questo: l’eliminazione di quanto non necessario. via le scene dove si baciano, via i peperoni di merda, via giulio cesare, ma soprattutto: via io.

1) capitolazione necessaria:

se c’è una cattiveria che i genitori possono fare ai figli non ancora nati è far sentire loro la bella musica. perché illuderli così? è un classico di molte cosmogonie, la conoscenza del mondo tramite l’illusione, però: ipotizziamo che il neonato sia un essere alieno dotato di coscienza, diciamo che sta viaggiando verso un altro pianeta. per 6 mesi – pare infatti che sentano dal terzo mese in poi – crescono in un luogo meraviglioso e accogliente, buio, umido, nutriti e riscaldati, con echi di bach, pergolesi, rossini che arrivano dall’esterno. è chiaro che questo essere alieno non vede l’ora di uscire fuori/arrivare al nuovo pianeta: si aspetta che una volta arrivato nel pianeta terra ci sia chissà quale paradiso ad attenderlo. non è così. si fa il cammino inverso. gli si dà prima il paradiso per poi, una volta nati, dirgli che era tutta una messinscena. non fate ascoltare la bella musica ai vostri bambini non ancora nati. meglio ancora: non fate bambini. ma se proprio dovete, compratevi degli amplificatori potente e fate sentire ai non ancora nati urla di dolore e registrazioni di motoseghe (si trovano su youtube stupende registratori lunghe ore e ore di rumori fastidiosi): poi – sempre se proprio vi sentite in dovere di farli nascere – quando vengono fuori spiegate come stanno le cose, insegnateli a scaricare la musica, o dategli i soldi per comprarla.

2) credo di aver battuto il record mondiale di filtri di gmail.

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DINO.


vooollhare
oh oooh
egandare
uoh oh-oohh
no uonder mai api arz sings
iar lav asghiven mi uings
penzo che un sogno così non ritorni mai più
mi dipingi collemani e la faccia di blu
poi dimbroviso denido dal vento rapitho
e incominciavo a vollare nel gielo infinito
vooollhare
oh oooh
egandare
uoh oh-oohh
nel blu dipinto di blu
echidige di stare lassù
evollavo vollavo venice più in allte del sole col colon più su
mentre il mondo pian piano espariva lonthano lajù
uno miusico dolge suonare soltanto per me
vooollhare
oh oooh
egantare
uoh oh-oohh

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Il mio sogno è il vostro incubo

Il mio sogno è Giuseppe Di Stefano che canta Pain dei Soulfly e Max Cavalera che canta Il lamento di Arianna di Monteverdi. E poi tutti e due insieme che cantano Sì ch’io vorrei morire, sempre di Monteverdi.

Questo, e la completa eliminazione dei peperoni verdi.

Veramente: non chiedo altro.

Curiosità: pochi sanno che Max Cavalera è stato battezzato in Vaticano e che Giuseppe Di Stefano in privato adorava una divinità di sua invenzione chiamata Ixumotz.

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La teoria della pizza sbagliata

L’ho voluto io, no? E’ la mia teoria della pizza sbagliata: non lamentarti, anzi ringrazia il cameriere scarso per l’occasione che ti ha dato. E’ un po’ come quando a backgammon ti viene un doppio 5 (che preferisco al doppio 6) e pensi che culo, e poi perdi. Non c’è niente da imparare e questa è l’unica cosa che c’è da imparare. La strada era brutta, ma non pensavo fosse così brutta. Regola n. 38: affidarsi alle indicazioni. Regola n.39: c’è solo il primo cartello, poi spariscono le indicazioni e ti ritrovi su una montagna lontano da tutto, non c’è nessuno a cui chiedere e non prende il telefono. Regolare. La macchina si ferma, forse è partita la batteria. Scendo a motore spento, faccio tutta la montagna così, la macchina in discesa parte, arrivo al paese sperando in un meccanico aperto ma – pizza sbagliata – la ruota sinistra inizia a saltare. Bucata. Quindi: fermarsi nella via più trafficata del paese e tentare di cambiare ruota sotto gli sguardi divertiti e stronzi degli indigeni. Quindi chiedere dov’è il meccanico, ordinare a due villici di spingere la macchina (mai chiedere per favore ma impartire ordini come azioni inevitabili non lasciando spazio al ragionamento e ai no), arrivare dal meccanico che sta per chiudere, non è la batteria, dice, è il motorino d’avviamento. Cambia poco, fai quello che devi fare io ti pago. Poi andare dal gommista che ha già chiuso, ma per fortuna abita là dietro, mi dà una ruota nuova, quindi andare dove devo andare. La pizza era comunque buona. Bar-paninoteca: entri e non hanno niente di solido, solo patatine nel pacchetto, e comunque la barista non ti risponde. Regola n.47.